"Ogni mattina un buon giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno" (Benedetto Croce)

Supposte italiane (pensierini postali)

Compito per casa: misurate il livello di civiltà, di affidamento, di competenza, di sviluppo del Vostro Paese dal servizio postale. Minuti (anzi ore) di attesa molto spesso inutile. Servizi moltiplicati all'infinito: ritiro e spedizione raccomandate e pacchi, bollettini di pagamento, servizi bancari, proposte assicurative, telefonia mobile, internet, permessi di soggiorno, scartoffie analogiche, scartoffie digitali, documenti vari e chi più ne ha più ne metta. Tutto con lo stesso numero di prenotazione, allo stesso sportello, con lo stesso impiegato che se non è in crisi d'identità poco ci manca, poveretto, non sapendo più chi è, che fa, per chi lavora. Leggiamo, sui giornali, che l'Antitrust segnala "criticità" nello schema di contratto di programma sul servizio universale tra ministero dello Sviluppo economico e Poste Italiane. La stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha aperto un'indagine per pratiche commerciali scorrette, per i troppi avvisi di giacenza lasciati senza nemmeno suonare il campanello e vedere se in casa c'è qualcuno che può ritirare subito la lettera, per le raccomandate non consegnate.

Capita anche - a noi è capitato - che una novità editoriale spedita in un bustone ci metta sei mesi per compiere il tragitto dalla Casa Editrice alla Redazione: 200 chilometri! Sei mesi sei, avete letto bene. A quel punto la recensione del libro, fresco di stampa quando è stato inviato, non aveva più senso. A scartabellare i carteggi dei grandi, nei primi del Novecento, è tutto un pullulare di lettere e cartoline tra una stessa cittadina, o tra città diverse, che affermano: «Ti ho scritto stamattina», «ho ricevuto nel pomeriggio», «ci vediamo domani». Si sfogava Cesare Marchi con Indro Montanelli: «Essere cittadini del nostro tempo significa aspettare otto giorni prima che una lettera, imbucata a Milano, arrivi a Villafranca di Verona (km 150) mentre Giosuè Carducci... sulla fine del secolo scorso scriveva il lunedì, da Firenze, all'amica Lidia, residente a Rovigo, fissandole l'appuntamento per il giovedì a Bologna. E s'incontravano regolarmente. Senza codice di avviamento postale». Correva l'anno 1983. Per nostra fortuna (o sfortuna) adesso esistono le e-mail. Riguardo a carta e a busta sembra proprio che non sia cambiato niente. Se non il prezzo del francobollo.