"Ogni mattina un buon giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno" (Benedetto Croce)

Radical Chic più pannolini rossi

«Il Radical Chic era arrivato. E l'autunno sociale del 1969 fu il suo grande momento». Così Tom Wolfe, da molti considerato l'inventore dell'espressione e il suo più efficace descrittore. Accidenti, cinquant'anni dopo siamo ancora qui a interrogarci perché un nutrito numero di fighetti, con smartphone di ultima generazione e villa con parco e macchinone, si faccia impadellare nel fritto misto di un movimento spacciato per novità che si erge a difensore del "popolo", dei precari, dei poveri, degli immigrati, con ogni evidenza soltanto a chiacchiere e slogan: cuore a sinistra, portafoglio a destra. Questo è il punto numero uno. Il punto numero due è perché anche tra gli Ebrei, o almeno tra quelli che spadroneggiano nei media italiani, permanga questo pregiudizio nei confronti della destra italiana o se preferite del centrodestra. Altro aspetto, su sponda opposta: i cattolici sedicenti tradizionalisti. In un pullulare di siti e di blog, è ancora tutto un dare contro ai "perfidi" e alla "sinagoga di satana".

Come se frequentare la Messa in Latino volesse dire appartenere per forza agli antiebraici, antigiudaici, anti-Israele, antisemiti. Va bene non affratellarsi con i "maggiori" (uscita, si può dire?, non felicissima anche se ripetuta spesso), va bene non sponsorizzare il dialogo o la divinità unica scalfarian-bergogliana, va bene il tentativo di convertire a quella che si ritiene l'unica vera via, verità, vita e religione; non va bene pitturare l'altro come un avversario demoniaco o nemico da abbattere. Che poi, se vogliamo dirla tutta, a inchiodare Gesù alla croce furono i Romani, anzi i Calabresi. E già Léon Boy, che pure non era un tipetto pace & amore e non aveva timore di cantarle chiare, nel 1892 illustrava la Salus ex Judaeis quia Salus a Judaeis, commentando il passo evangelico di Giovanni 4,22. «È stato detto, da Martin Buber, che Hitler ha costretto ebrei credenti e non credenti a parlare di Dio, e che questa non è una delle sue minori scelleratezze: perché o Dio parla, e allora lo si ascolta, o si parla a Dio, pregando, ma non si parla di Dio» (Sergio Quinzio).

Ma torniamo alla questione principale. Pregiudizi e incomprensioni ce li facciamo spiegare sempre da Wolfe. E forse, letto questo, perfino uno come Gad Lerner potrà finalmente, liberamente, freudianamente scoprire il suo Ego e votare senza vergogna, se non Fratelli d'Italia, almeno Forza Italia.

«Tra i nuovi mondani degli anni Sessanta, soprattutto tra quelli che un tempo erano stati "minoranze", questo vecchio trucchetto sociale di farsi del bene facendo del bene, come dice la canzone, prese una direzione più specificamente politica. È capitato spesso tra mondani e culturati ebrei, anche se non soltanto tra loro. Politicamente gli ebrei sono stati un caso a sé rispetto ai gruppi sbarcati a New York con le grandi migrazioni di fine secolo XIX e inizio XX. Naturalmente molti di questi gruppi erano di Sinistra o progressisti di prima generazione, ma non appena le famiglie cominiciarono a raggiungere ricchezza, successo, o soltanto sicurezza, cominciarono ad adottare una filosofia di vita sempre più conservatrice. Ne sono esempio gli irlandesi. Costrette invece dalla storia dei secoli XIX e XX a stare in guardia dai movimenti di Destra, le famiglie ebree ricche e famose ebbero la tendenza a restare fedeli alla loro visione del mondo progressista e di Sinistra. E infatti, a detta di Seymour Martin Lipset, Nathan Glazer e Kenneth Keniston, una percentuale curiosamente elevata di studenti contestatari viene da benestanti famiglie ebree. Per spiegarlo hanno sviluppato la cosiddetta teoria del "neonato con il pannolino rosso". Secondo Lipset, molti bambini ebrei sono cresciuti in famiglie che, "intorno al tavolo da pranzo, quotidianamente, a Scarsdale, Newton, Great Neck e Beverly Hills", discutevano delle tendenze razziste e reazionarie della società americana. Lipset parla della benestante famiglia ebrea con uno "stile di vita di Destra" (per esempio, gli studi di Lipset, Glazer e Herbert Hyman hanno rilevato che la maggioranza degli americani che non vivono nel Sud e che hanno domestici fissi sono ebrei) e un "modo di pensare di Sinistra".

«Il fenomeno ha le sue radici nella storia ebraica europea e non soltanto americana. L'antisemitismo fu uno degli argomenti della Rivoluzione Francese. In tutta Europa, durante il secolo XIX, venne abolita ogni sorta di restrizione legale e de facto contro gli ebrei. E tuttavia agli ebrei venivano ancora negati i privilegi sociali automaticamente concessi ai gentili che avevano raggiunto ricchezza e fama. Non erano ammessi in Società, per esempio, e di solito l'opinione pubblica era antisemita. Non era solo per una questione di risentimento, ma anche per un istinto all'autodifesa, che gli ebrei benestanti tendevano a sostenere i Partiti politici di Sinistra. Non avevano scelta. La maggior parte delle organizzazioni di Destra era antisemita o, nella migliore delle ipotesi, esclusivamente cristiana. Gli ebrei che erano arrivati negli Stati Uniti tra la fine del secolo XIX e l'inizio del XX avevano ben poca scelta tra i grossi partiti politici. E non si capiva se ci fosse più antisemitismo tra i democratici o tra i repubblicani. I repubblicani avevano abolito la schiavitù, ma il partito era pieno di know-nothings e sciovinisti anti-immigrati. Anche i populisti erano antisemiti. Tom Watson, per esempio, il celebre senatore populista, denunciò i cartelli petroliferi, lottò contro l'intervento dell'America nella Prima Guerra Mondiale in quanto cinica avventura capitalista, difese Eugene Debs, chiese che gli Stati Uniti riconoscessero l'Unione Sovietica subito dopo la Rivoluzione, ma era dichiaratamente antisemita e anticattolico e al suo funerale, nel 1922, venne seppellito all'ombra di una croce di rose alta due metri e mezzo mandata dal Ku Klux Klan. E così molti ebrei, soprattutto in città come New York o Chicago, appoggiarono i Partiti Socialisti che negli anni Venti, e per poco, prosperarono. In molti casi gli ebrei furono i loro maggiori sostenitori. Intanto gli ebrei continuarono a cercare una qualche corrente interna ai Partiti magggiori nella quale potersi identificare, e infine la trovarono nel New Deal».