"Ogni mattina un buon giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno" (Benedetto Croce)

Buon nuovo anno di fuffa e baruffa

"In contrasto con la concezione classica che vede nei media una realtà litigiosa, ostinata e onnipresente, alla ricerca della verità e indipendente dall'autorità, noi abbiamo illustrato e applicato un modello di propaganda, secondo il quale i media perseguono bensì uno scopo sociale, ma non quello di consentire al pubblico di esercitare un controllo significativo sui processi della politica, fornendogli le informazioni necessarie a far fronte con intelligenza alle proprie responsabilità politiche.

"Al contrario, la finalità sociale dei media è piuttosto di inculcare e difendere i progetti economici, sociali e politici dei gruppi privilegiati che dominano la società e lo stato. I media servono al conseguimento di questo scopo in molti modi: selezionando i temi, distribuendoli secondo una scala di priorità e di importanza, inquadrando le questioni, filtrando le informazioni, scegliendo enfasi e toni, e mantenendo il dibattito entro i confini di premesse accettabili". Sono le conclusioni di Noam Chomsky ed Edward S. Herman nel volume La fabbrica del consenso, ovvero la politica dei mass media.

L'inutile Ordine nel presente disordine

Onorevoli Senatori. – Il disegno di legge pone all’attenzione del Senato la soppressione dell’ordine dei giornalisti, come disciplinato dalla legge 3 febbraio 1963, n. 69, e quella parte della legislazione statale che nel corso dei decenni si è stratificata in materia di comunicazione e di informazione.

Tale intento soppressivo deriva sostanzialmente dai profondi ed irreversibili mutamenti che i processi telematici e di internet hanno determinato sul versante della liberalizzazione dei sistemi di comunicazione.

La rivoluzione informatica, già nei fatti, ha determinato uno spostamento radicale dalla «materialità» della carta stampata al mondo del web, determinando di conseguenza anche concettualmente una coincidenza tra il concetto di libertà di stampa con quello di libertà di opinione.

Se questo è il processo in atto, in fase già avanzata, allora la difesa dell’ordine dei giornalisti, risulta essere ormai strumento obsoleto da superare.


Tutta la grandezza di Augusto Del Noce

Augusto Del Noce (Pistoia, 11 agosto 1910 – Roma, 30 dicembre 1989)

Il tempo è galantuomo. Augusto del Noce, che durante la vita non ebbe grande affermazione né sul piano accademico né su quello genericamente culturale, ci appare ora come grande filosofo, forse il più grande filosofo cattolico italiano della seconda metà del Novecento.

Lo sforzo di tutta la sua vita, una vita dedicata esclusivamente alla filosofia, fu quello di mostrare come nel pensiero tradizionale si potessero trovare principi sulla base dei quali poteva divenire veramente comprensibile il mondo presente e come proprio movendo alla considerazione dei problemi del nostro mondo si giungesse a un recupero della Grande Tradizione, intesa non come un deposito di forme passate ma come un insieme organico di principi vivi trascendenti il tempo e quindi validi per ogni tempo, metastorici eppure capaci di storicità inesauribile. Il fascino della sua filosofia è quello di darci un’interpretazione profonda del nostro tempo, che scopre in esso la traccia dell’eternità. In questo senso sono da intendersi certe sue affermazioni come: «L'occasione per il sorgere della filosofia è dal problema dell'interpretazione del proprio tempo», o «Una filosofia che non contenga risposte agli interrogativi che il proprio tempo presenta si annulla come tale».

Di sexy volontarie neanche l'ombra

Relata refero. Padova - tengono a farci sapere - sarà capitale europea del volontariato 2020. E qui bisogna essere chiari: non ci frega niente della notizia, né della città, né della capitale, né dell'europea, tantomeno del volontariato. Però l'informazione ci permette di riesumare (che bello, che gioia) una proposta non estemporanea dell'illustre Ceronetti, dal Tragico tascabile. E così sia.

"Una parola infallibile ci dice l'essenziale. Sofocle, Edipo a Colono, dramma della vecchiaia e del suo potere magico, che si paga a caro prezzo: «La più grande sciagura per un uomo è una lunga vita».

Povera scuola, finita sotto la suola

Bravo, Tonte. Fa bene il capo dell’attuale Governo ballistico a parlare di ministro della Scuola e non dell’Istruzione: infatti d’istruzione non è rimasto più niente, ormai, c’è soltanto distruzione. Guardiamo avanti con ottimismo anche rispetto al suo vederci doppio, nel ministero. Condividiamo infatti quanto scritto dal quotidiano Libero alcuni giorni fa: il nuovo titolare del dicastero in duplex riuscirà a farci rimpiangere il predecessore. Magari proporrà di mettere i pupi siciliani al posto dei crocifissi e di sostituire le carte geografiche dell’Impero Romano, simbolo di un bieco imperialismo guerrafondaio, con le bandiere arcobaleno e le mappe delle rotte dei poveri migranti. Cambierà per l’ennesima volta le modalità di svolgimento dell’esame di maturità, si riempirà la bocca di “riforme”. Nel frattempo giustificherà classi intere che invece di partecipare alle lezioni di lingua, scienze, storia e geografia scenderanno a manifestare in piazza per la fondamentale salvaguardia della foca monaca. E per le università degli studi promuoverà corsi obbligatori sulla coltivazione casalinga della canapa indiana. Aveva ragione Henry Miller (Tropico del Cancro): in certi frangenti della vita bisogna leggere Papini. Abbiamo sotto mano alcuni suoi libelli feroci che hanno oltre un secolo ma fanno al caso nostro.

Negli Anni Venti "quota 90"

Vedremo, nel nuovo decennio che ci attende, una replica dei "Ruggenti Venti", come sono noti gli Anni Venti del Novecento? Se lo chiede un'analisi dell'agenzia Reuters, ricordando quegli "anni di prosperità, innovazione tecnologica e sviluppi sociali come il diritto di voto alle donne". Domanda intelligente, prospettiva interessante. Certo, non è tutto oro quel che luccica. "C'è inquietudine, oltre che euforia" spiega sempre la Reuters."L'attuale ciclo economico è già il più lungo della storia americana e una recessione sembra inevitabile nel nuovo decennio - che segnerà pure i cent'anni dal crollo di Wall Street del 1929".

Insomma, i prossimi Anni Venti saranno, come sempre accade, al tempo stesso un'opportunità e un rischio. Abbiamo già visto aziende basate su internet trasformare il mondo in cui lavoriamo, compriamo, ci rilassiamo. Per questo gli investitori guardano con attenzione all'ulteriore rivoluzione tecnologica dei prossimi dieci anni.

Quegli Aristogatti borghesi, retrogradi

Dio mio, Dio mio, quante disillusioni... Sapete una cosa? Mi viene da piangere. Eh sì, ogni giorno che passa c'è una prova: noi, quelli della mia generazione, siamo stati nutriti con i pericolosi luoghi comuni di una borghesia retrograda, a volte razzista, sempre eterosessuale. Quindi sì, mi domando: sarò mai in grado di espiare?

Il Natale è il momento delle pellicole per bambini, ora film di animazione, ex cartoni animati. Ecco, scopro, decenni dopo, che tutti questi eroi che ho amato mi hanno fatto marcire l'anima e pervertito la mente. Ah, perché non sapevo che la regina delle nevi potesse essere, come quella, "liberata e sollevata" da tutte queste turpitudini... ["Libérée délivrée" è il titolo francese di Let It Go, il brano cantato dalla regina Elsa in Frozen; All'alba sorgerò nella versione italiana, ndr]

Nell'impresa revisionista-moralizzatrice che caratterizza il nostro tempo, è sembrato, lo scorso anno, che Mary Poppins fosse razzista. In causa, le facce fumose dei suoi amici spazzacamino. Questa volta sono Gli Aristogatti a finire sotto la lente d'ingrandimento di France Culture.

Google, la piovra della finta libertà

Google controlla il 92% delle ricerche online. Il più grosso concorrente è il residuale Bing di Microsoft, col 2,5%, seguito dall’1,6% di Yahoo. Fra l’altro, Bing proprio quest’anno ha compiuto dieci anni. Questo per il mercato desktop – dove alcune altre fonti, a dire il vero, portano Bing un po’ più in alto, specie in certi mercati come quello italiano – e con le dovute differenze per esempio in Cina (con Baidu al 70%) o in Russia (con Yandex Ru intorno al 53% e Google al 43,3%). Da mobile il dominio di Mountain View è pressoché totale. Un monopolio incontrastato che per giunta negli anni è costato diversi miliardi di dollari di multe a Big G: 8 dalla sola autorità per la concorrenza dell’Unione Europea dal 2017 sui temi più diversi, dalla stessa ricerca allo shopping online fino alla pubblicità.

Il muro, la rossa e le palle di Natale

Ogni anno quando si avvicina il Natale c'è di che preoccuparsi. Gli attacchi a Israele e alla sua storia sono quasi quotidiani durante tutto l'anno ma, quando si avvicinano le feste natalizie le menzogne, le invenzioni, le idiozie, le cattiverie non si contano. Un festival di vere e proprie corbellerie, alcune dovute a ignoranza, altre a cattiveria, altre a odio. Non c'è che l'imbarazzo della scelta e chi segue i social e i talk show o i telegiornali non può non rendersene conto.

Quest'anno non fa eccezione, a partire dalla palestinizzazione di Gesù per continuare con la schifezza del presepe di Banksy, il writer di cui nessuno conosce l'identità ma che sa fare un sacco di soldi con l'ignominia. Alcuni pensano addirittura che Banksy sia un'organizzazione commerciale e non un singolo individuo. Chiunque e qualunque cosa egli sia, si tratta di un furbacchione che ha aperto un hotel a Betlemme con vista muro, il Walled Off Hotel. Una mossa propagandistica che richiama molti turisti i quali, per guardare il muro costruito da Israele per salvarsi dal terrorismo, pagano 450 euro a notte più gli extra. Probabilmente chi va a soggiornare in un posto dove l'unica vista panoramica è un muro grigio lo fa per due motivi, per stupidità o per odio contro Israele. O per entrambe le cose! Quest'anno chi ha voglia di farsi succhiare i soldi avrà la gioia di "ammirare" l'ignobile e vergognoso presepe di Banksy davanti alla barriera difensiva, una porcheria che, secondo Avvenire, il giornale dei vescovi, "fa riflettere" ma non è dato sapere su cosa.

Socialismo 2019, fallimento totale

(Bloomberg) - È stato un anno terribile per qualsiasi tipo di socialista, in Europa. Il declino è stato lungo e angosciante per una forza una volta dominante, ma nel 2019 la caduta della popolarità ha raggiunto nuove profondità e sollevato dubbi sul fatto che la reinvenzione possa portare a un risveglio.

Un decennio fa, i primi ministri di Gran Bretagna, Spagna, Grecia e persino dell'Ungheria provenivano dal centro-sinistra. Molti hanno continuato a perdere rapidamente potere, ma poi sono emersi governi socialisti in Francia e in Italia. Adesso l'etichetta politica sembra un anacronismo.

Il populismo ha messo alla prova la capacità dei partiti tradizionali di adattarsi e alcuni di centro-destra stanno riacquistando la propria posizione. Questo non si può dire della sinistra tradizionale. Negli anni '90 ha gravitato sulla strada di mezzo e poi ha pagato un prezzo per essersi svenduta. Ma un'oscillazione del pendolo verso l'ideologia radicale in stile anni '70 si è dimostrata altrettanto fuori sincrono rispetto ai tempi.

Quest'anno termina con l'umiliazione del Partito laburista nelle elezioni del 12 dicembre nel Regno Unito e con i socialdemocratici tedeschi più impopolari rispetto a qualsiasi momento a memoria d'uomo. In Italia e Spagna, il centro-sinistra è al governo solo grazie a precarie alleanze con i gruppi anti-establishment che sono cresciuti dalla crisi finanziaria del 2008.

La stampa cristiana senza cristianesimo

Uno pensa immediatamente all'Avvenire e alla Fanghiglia Cristiana, chissà perché. «Milioni di americani cristiani hanno appreso che, in realtà, sono sleali nei confronti di Dio e dei Dieci Comandamenti a causa del presidente Donald Trump, per via di un editoriale di gran risonanza pubblicato giovedì da Christianity Today e dal suo caporedattore Mark Galli. Leggendo questo pezzo», scrive Ezra Dulis, vicedirettore di Breitbart, «sono stato colpito non soltanto dall'accettazione delle corrispondenze disoneste dei media corporativi, ma anche dal suo disprezzo per i credenti che preferiscono Trump a governarli sulla folla risvegliata - quegli evangelici i cui dogmi su gender, aborto e socialismo forniscono molte condanne e nessuna speranza di espiazione.

«Eppure, tali questioni sono notevolmente ridotte dalla straordinaria ipocrisia di giudizio di Galli sui Deplorabili, ma ne parleremo più avanti.

«"Abbiamo fatto del nostro meglio per dare il dovuto ai sostenitori evangelici di Trump, per cercare di capire il loro punto di vista, per vedere la natura prudenziale di così tante decisioni politiche che hanno preso riguardo al signor Trump", scrive Galli, dopo aver detto detto che i sostenitori di Trump hanno offuscato la loro "testimonianza al vostro Signore e Salvatore" scegliendo un uomo non salvato che paga a Dio un rispetto puramente verbale rispetto ad altri candidati non salvati che pagano a Dio un rispetto puramente verbale.

«Si noti qui l'ammissione: "Noi", la redazione di CT, abbiamo cercato di capire "loro", i sostenitori di Trump. Questo fraseggio - noi e loro - indica che non ci sono sostenitori di Trump nella redazione di CT, dato impressionante considerando che circa l'80% dei sedicenti evangelici ha votato per lui su Hillary Clinton (CT ha un suo articolo che minimizza il fenomeno).

I social avvelenano l'informazione

Che le reti sociali ("social network": Twitter, Facebook, Instagram... e compagnia cantante) fossero tossiche, all'interno di un mondo dell'informazione sempre più falsato e propagandistico, lo sospettavamo da tempo. Ora leggiamo con piacere che qualcun altro condivide la nostra visione. Apprendiamo dal Guardian: La BBC sta valutando di limitare l'uso di Twitter da parte dei suoi giornalisti. Se il piano venisse approvato, ai corrispondenti principali verrà chiesto di abbandonare l'utilizzo delle piattaforme online per dare ultim'ora aggiornate oppure offrire analisi istantanee.

La proposta segue le critiche a certi commenti online formulati da redattori durante la campagna elettorale. La redattrice di politica Laura Kuenssberg è stata attaccata da alcuni sostenitori di Jeremy Corbyn per aver ripetuto, insieme ad altri esperti, una falsa accusa secondo la quale un attivista laburista aveva dato un cazzotto a un aiutante di un ministro Tory. Il redattore del Nord America Jon Sopel è stato nel frattempo accusato di tweet che rivelano una posizione critica su Donald Trump.

Ora si ritiene che Fran Unsworth, direttrice della cronaca e dell'attualità, desideri persuadere i giornalisti a porre fine alla pratica di postare frequentemente su politica e attualità.

L'Italia, tutta sospesa... a divinis

Fine d'anno, tempo di bilanci. Ecco quello, semplice e onesto, di Marcello Veneziani: «Come definire l’Italia nel passaggio di consegne dal 2019 al 2020? Un Paese sospeso. Come un corpo penzolante nel vuoto, come un detenuto in attesa di giudizio, come un lavoro in pausa o nell’intervallo. Come il caffè a Napoli, ma in questo caso sospeso non è un credito ma un debito. Siamo tra color che son sospesi. Italiani in lista d’attesa, aziende, banche e istituti sospesi sul ciglio del burrone, un governo (di minoranza nel Paese) che campa alla giornata, un’opposizione, di maggioranza nei consensi, che vive da tempo la sindrome della vigilia; il voto sospeso nell’aria come un conto da regolare. Un paese sospeso a divinis.

Tranquilli, sta per finire tutto

L'Apocalisse non può attendere (forse). Scenari finali su Francesco ipotizzati dal tabloid britannico Daily Express: L'83enne è diventato capo della Chiesa cattolica nel 2013, in seguito alle dimissioni di Papa Benedetto XVI - una mossa controversa e la prima del suo genere in oltre 500 anni. Tuttavia, una fonte vicina al Papa ha sostenuto nel 2013 che avrebbe servito per altri sette anni soltanto, affermando che avrebbe seguito le orme del suo predecessore con le dimissioni nel 2020, percorrendo dunque la strada per l'avveramento di un'antica profezia.

Il giornalista Austen Ivereigh è l'ex Direttore degli Affari Pubblici del precedente arcivescovo di Westminster, il cardinale Cormac Murphy-O'Connor, e lavora a stretto contatto con il Vaticano. Nel 2013 ha dichiarato: "Non credo che ci siano mai stati dubbi sul fatto che si dimetterà nel 2020. Ha chiarito fin dall'inizio di considerare l'atto di Papa Benedetto (XVI) come un atto profetico di grande modestia e che non avrebbe avuto alcun problema a fare lo stesso".

Supposte italiane (pensierini postali)

Compito per casa: misurate il livello di civiltà, di affidamento, di competenza, di sviluppo del Vostro Paese dal servizio postale. Minuti (anzi ore) di attesa molto spesso inutile. Servizi moltiplicati all'infinito: ritiro e spedizione raccomandate e pacchi, bollettini di pagamento, servizi bancari, proposte assicurative, telefonia mobile, internet, permessi di soggiorno, scartoffie analogiche, scartoffie digitali, documenti vari e chi più ne ha più ne metta. Tutto con lo stesso numero di prenotazione, allo stesso sportello, con lo stesso impiegato che se non è in crisi d'identità poco ci manca, poveretto, non sapendo più chi è, che fa, per chi lavora. Leggiamo, sui giornali, che l'Antitrust segnala "criticità" nello schema di contratto di programma sul servizio universale tra ministero dello Sviluppo economico e Poste Italiane. La stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha aperto un'indagine per pratiche commerciali scorrette, per i troppi avvisi di giacenza lasciati senza nemmeno suonare il campanello e vedere se in casa c'è qualcuno che può ritirare subito la lettera, per le raccomandate non consegnate.

Kill Bill e la storia che si ripete

Trump-Clinton, Clinton-Trump. I cognomi sono connessi dalla litigiosa sfida presidenziale del 2016 tra Donald Trump e Hillary Clinton, i cui effetti continuano a riverberarsi in termini di politica e di composizione della Corte suprema. Adesso i nomi di Trump e Bill Clinton è probabile che vengano collegati dall'incerta distinzione di essere rispettivamente il secondo e il terzo tra i presidenti che sono stati messi sotto accusa dalla Camera dei Rappresentanti. Il procedimento di impeachment è stato avviato seriamente solo in quattro occasioni. Ecco in che modo gli scenari di Clinton e Trump si somigliano e si differenziano.

SOMIGLIANZE
Il calendario
Clinton è stato messo sotto accusa dall'Assemblea il 19 dicembre 1998. Il voto completo dell'Aula sugli articoli di impeachment contro Trump potrebbe cadere esattamente 21 anni dopo. Il processo di impeachment di Clinton è iniziato in Senato il 7 gennaio 1999.

Il lato Gonzo del giornalismo

Hunter S. Thompson (1937-2005), l'inventore del Gonzo journalism: «Ho trascorso metà della mia vita cercando di fuggire dal giornalismo, ma sono ancora impantanato in esso - un basso commercio, un'abitudine peggiore dell'eroina, uno strano mondo squallido pieno di disadattati, ubriaconi e fallimenti. Una foto di gruppo dei dieci migliori giornalisti in America in un dato giorno sarebbe un monumento alla bruttezza umana. Non è un mestiere che attira molte persone brillanti; nessuno della folla di Calvin Klein o dei tipi da jet set internazionale. Il sole tramonterà in un cielo rosso fiammeggiante ad est di Casablanca prima che un giornalista appaia sulla copertina della rivista People. È sempre un brutto affare cercare di spiegare te stesso sulla carta, almeno non tutto in una volta, ma quando lavori come giornalista e firmi il tuo nome con inchiostro nero su carta bianca sopra tutto ciò che scrivi, questo è il business in cui ti trovi, bene o male. Compra il biglietto, prendi la corsa. L'ho già detto una volta e ho scoperto, con mio orrore, che è vero. È uno di quegli assiomi semiluminosi che possono perseguitarti per il resto della vita, come la famosa battuta che Joe Louis pronunciò alla vigilia del suo combattimento con Billy Conn: "Può correre, ma non può nascondersi". Questa è una cosa che vuoi ricordare quando lavori nel giornalismo o in politica - o in entrambi, come faccio io - e non c'è modo di evitarlo. Verrai fustigato per avere ragione e fustigato per avere torto, e fa male in entrambi i casi, ma non fa male tanto quando hai ragione.

La prescrizione? Interessa tutti

«Mentre il tribunale cercava, molti nel pubblico, come accade, avevan già trovato» scrive il Manzoni nei Promessi sposi a proposito della peste e del relativo fanatismo giustizialista, dei bassi istinti, delle brame forcaiole che provocò. Annota, qualche riga sopra: «Ho creduto che non fosse fuor di proposito il riferire e il mettere insieme questi particolari, in parte poco noti, in parte affatto ignorati, d'un celebre delirio; perché, negli errori e massime negli errori di molti, ciò che è più interessante e più utile a osservarsi, mi pare che sia appunto la strada che hanno fatta, l'apparenze, i modi in cui hanno potuto entrar nelle menti, e dominarle». Commento interessante che capita bene, dovendo riflettere sulla riforma della prescrizione nel processo penale, spinta da un furore manettaro e da indici puntati verso "untori" che si vogliono popolarmente colpevoli - dalla massa, dai media, da alcuni schieramenti politici - e che invece bisogna ricordare presunti innocenti, in punta di garanzia e di diritto, fino a prova contraria. E non si pensi che sono problemi lontani, tecnicismi, roba da addetti ai lavori e ai livori, materiale per circoli chiusi. Tante, troppe volte i mostri dei titoloni e delle grida si sono rivelati capri espiatori, agnellini avviati ingiustamente al macello, per poter credere ancora, per potersi fidare e affidare all'istinto, all'emozione, alla pancia con regole istintuali, emozionali, fragili.

Soltanto la guerra potrà salvarci

Vi stanno ingannando, vi stanno viziando. Dovrebbero smetterla con questo elevare a dogma, a valore universale, l'illusione della Pace. Non si può affrontare il Male, non lo si sarebbe potuto fare nemmeno in passato, senza combattere, senza armi, senza guerra. Né Giorgio avrebbe potuto sconfiggere il Mostro con il dialogo, l'incontro, l'irenismo. Ma preferiscono spacciare utopie come droghe, illudere e mentire, questi pinocchietti e finocchietti allineati dietro le bandiere arcobaleno. «Marce della pace, danze di meduse. Inebriati dal trovarsi insieme numerosi, i molluschi s'immaginano di essere vertebrati» scrive Guido Ceronetti (Insetti senza frontiere). E altrove (Pensieri del Tè): «Né per viziosità né per piega naturale né per imitazione di costumi antichi l'omosessualità è tanto cresciuta oggi in Occidente, ma per aborrimento del troppo-di-tragico, per smarrimento di fronte alla durezza del mondo che nelle relazioni normali mostra il proprio incrudire - e anche, forse, per preludio, incamminamento a un'epoca monacale, raccapricciata di procreare, di futuri, piuttosto violenti monaci sodomiti, sulla terra desertificata dalla Tecnica. Il mistero del mondo però si alza come un drago: sottrarsi al tragico attira castigo, schivare Némesis è peccato ibristico. Ogni alleggerimento individuale del peso del tragico ha per effetto un aumento del tragico mondiale, gravante su tutti - ti rientra per la finestra; la paura della collisione drammatica sulla scena sessuale ci invischia di più nei tormenti sessuali, come la paura ossessiva della guerra ci ha buttati nell'omicidio e nel parricidio di ogni giorno, facendo di quasi ogni nostro atto un'ostilità, una guerra». Se non guerrafondaio, certo anche Francesco d'Assisi (che pure la guerra, quella tra Assisi e Perugia, l'aveva combattuta prima della conversione) non era il mellifluo buonista propagandato oggi da un'ampia divulgazione cattolica e laica.

Lezione semplice da una banana

Il problema dell'arte è il problema dell'uomo. Viene dunque una lezione dalla banana matura appiccata al muro con del nastro adesivo color argento, idea strepitosa di Maurizio Cattelan da centomila dollari e passa esposta alla fiera Art Basel Miami Beach come "opera" e addentata da un collega. L'insegnamento è che anche il livello artistico, come ormai tutto il resto delle nostre vite, è attualmente in preda alla deperibilità, alla provvisorietà, alla marcescibilità. L'eternità non fa più parte del nostro mondo. Una volta si facevano opere destinate a durare nei secoli, a perpetrare a lungo significato e bellezza, a eternare il valore di un artista, di un committente, di un luogo. Adesso è un profluvio di materiali poveri, scadenti, di uso quotidiano, usa e getta. Tutto è precario: le professioni, le relazioni affettive, le scelte esistenziali. L'arte si adegua al tempo, segue il passo.

Quelli che straparlano

E che ci riprovino, adesso. Che vengano ancora a raccontare - dopo l'indiscutibile trionfo elettorale di BoJo e la disfatta degli avversari politici - che gli inglesi hanno cambiato idea, che si sono pentiti, che sono stufi e insomma che non vogliono più la Brexit. Ammesso che l'abbiano mai voluta, dal momento che anche l'altra volta, quando hanno votato il referendum, avevano capito male, si erano lasciati abbindolare, non avevano valutato - parole loro - le gravi e apocalittiche conseguenze che ne sarebbero derivate. E quell'altra volta pure, quando in gran numero avevano appoggiato le teorie del bizzarro Nigel Farage, anche allora avevano preso un abbaglio. Non avevano capito la bontà e l'importanza dell'Ue. Non avevano applaudito alle limitazioni, alle regole assurde, al tirare la cinghia imposto da un governo che non si sa neppure dove abbia precisamente sede (Bruxelles? Strasburgo?) e che dimostra una voracità burocratica pazzesca. Non avevano saputo apprezzare l'invasione di tutti questi cittadini comunitari o finti comunitari (immigrati che prendono una qualsiasi cittadinanza, diciamo magari italiana, per poi potersi spostare liberamente entro i confini europei)
che arrivano a Londra, soprattutto a Londra, a fregare lavoro e prospettive dei locali, a usufruire di benefici (case, sussidi, aiuti) a scapito di chi quei benefici li paga salati (con le tasse) e spesso non li ottiene. Ma ci riproveranno, ne siamo certi. Perché questi sono giornalisti, commentatori, esperti, editorialisti dalle schiene ben piegate, servi del pensiero unico imposto dall'alto, schiavi delle lobby, a libro paga delle euroburocrazie farraginose e fallimentari. Se ne fregano di quel che pensa il popolo, di quel che manifesta sulla scheda, attraverso libere elezioni.

L'eterna crisi dell'editoria

È stucchevole questo continuo, insistente parlare di crisi dell'informazione e di gente che legge poco. Al momento è un'esplosione digitale, per dire, e chi "sfoglia" gli articoli dei giornali (o dei blog) lo fa grazie a internet. Però ci si allarma e si parla di anno nero per i prodotti editoriali in edicola: i ricavi dalla vendita di quotidiani e periodici dovrebbero assestarsi a poco più di 1,9 miliardi, il 10% in meno rispetto al 2018 ed il dato peggiore degli ultimi 5 anni.

Socrate era brutto, oltre che di destra

Socrate era brutto. Faccia bovina, occhi sporgenti, naso grosso e piatto. Arrivarono a chiamarlo "monstrum". Maurizio Blondet ci racconta che era anche filo-spartano e "di destra". Merita seguirlo nel suo ragionamento che sottolinea opportunamente la distinzione e le differenze tra Atene e Sparta.

«Alla radice della civiltà occidentale Sparta e Atene si contrappongono come archetipi. Atene è il dibattito, Sparta il silenzio. Atene ci ha lasciato il Partenone, l’Eretteo, i rilievi di Fidia; Sparta poche pietre mute (non aveva altre mura, come si diceva, che i petti dei suoi cittadini).

«Atene è l’agorà della disputa politica, Sparta è un sistema autoritario, dove ciascuno appartiene allo Stato. Atene è la libertà, Sparta la disciplina militare. Atene dà in certo senso inizio alla modernità e alla visione secolare dell’uomo, specula sugli dèi e ne dubita – mentre Sparta resta immobile in un civismo liturgico e guerriero. Atene è abitata da individui, Sparta da una falange arcaica e concorde.

«Soprattutto: Atene ha prodotto una quantità e qualità prodigiosa di parole – logos, dialoghi, filosofia, sofismi, insomma ciò che noi chiamiamo «cultura», «storia», «espressione», «critica»; Sparta un silenzio enigmatico e monolitico: qualche ritmico canto di guerra, dell’antiquato Tirteo.

«La vulgata democratica conferisce ovviamente ad Atene il primato della civiltà, e vede in Sparta l’assenza di spirito, sente il suo silenzio come inarticolata, brutale ottusità.

«Ma se era davvero cosi, come spiegare che Socrate, il più vivamente loquace, il più curioso degli ateniesi, fosse filo-spartano? E il suo discepolo più nobile ed intelligente, Platone, per cui comincia la filosofia – e comincia in forma di dialogo – guardasse a Sparta come al vero cuore spirituale ellenico?

«Perché fu cosi: la fazione democratica, la «sinistra» ateniese sospettò Socrate e Platone di lakonizein, parola pregnante che significa tutt’uno imitare i laconici nella concisione, riconoscere all’ordine spartiate un primato culturale sulla Grecia, e in senso politico parteggiare per Sparta, essere insomma «di destra»: il che era proibito in Atene.

Il rovescio dell'imposizione

È vero: l’evasione fiscale è indecente. Ma c’è un altro aspetto da considerare quando si parla di imposte, parola che - non a caso - rimanda a tutt’altro che a liberalità o buona volontà o arbitrarietà ma, appunto, a un’imposizione. Come il tributo richiama quanto veniva prelevato dallo Stato, nell’antica Roma, al cittadino secondo il proprio censo e per tribù. E la gabella, dall’arabo qabàla, era la somma ricevuta per l’aggiudicazione di un terreno. Ora, a voler giocare di sottigliezza, c’è una sostanziale differenza tra la tassa e l’imposta. La prima (dal latino taxare, determinare il prezzo) è un compenso pecuniario, corrisposto allo Stato o ad atri enti pubblici (province, comuni) per un servizio divisibile, reso normalmente su domanda e simultaneamente giovevole sia a chi lo chiede come alla collettività. Elementi costitutivi della tassa sono dunque la volontarietà (nel senso che il cittadino non è obbligato a pagarla, se non quando chieda all’ente pubblico il corrispettivo richiesto) e la divisibilità del servizio. La tassa si differenzia quindi dall’imposta sia perché l’imposta è obbligatoria, mentre la tassa è volontaria, sia perché alla tassa corrisponde un servizio divisibile, mentre alle imposte corrisponde, per la maggior parte, il complesso dei servizi indivisibili. Certo, se l’ammontare delle tasse difficilmente compensa le spese sostenute per la prestazione dei rispettivi servizi, e vi si supplisce con il ricavato delle imposte, ecco che anche per i servizi pubblici divisibili dove finisce la tassa subentra l’imposta. Questa è appunto la porzione di ricchezza che lo Stato preleva coattivamente dai soggetti sottoposti per reperire i mezzi per il soddisfacimento dei pubblici servizi. Ed è qui che subentra, come dicevamo, un altro aspetto: il rovescio della medaglia. Perché si guarda sempre a quanto lo Stato pretende dai cittadini; mai però, o quasi mai, a quanto i cittadini ricevono in cambio dallo Stato.

Utili idioti da riabilitazione

«È con profonda indignazione che leggo sulla stampa francese articoli volti a riabilitare il famigerato generale Jaruzelski che regnò ininterrottamente sulla Polonia dal 1981 al 1989». Lo scrive su Boulevard Voltaire Patrick Edery, editorialista per il settimanale e sito di informazione Tygodnik Solidarnosc-portal Tysol. E si domanda bene: «Come quest'uomo, che ha passato metà della sua vita (45 anni ) al servizio del totalitarismo sovietico, è stato complice di omicidi, torture e ha fatto imprigionare migliaia di oppositori, può essere oggi quasi celebrato dalla stampa francese?». Prosegue Edery: «Nell'articolo del Figaro intitolato "Jaruzelski, il dittatore che è diventato democratico" sarebbe stato utile ricordare, almeno, alcuni fatti. Nel 1945, Jaruzelski prese parte alla lotta contro i combattenti della resistenza polacca della Seconda guerra mondiale, suoi stessi compatrioti, che si rifiutavano di sottomettersi a Mosca. Molti di questi combattenti della resistenza polacca arrestati furono atrocemente torturati e giustiziati dai comunisti dopo il 1945. Molto apprezzato dalle autorità comuniste per la sua devozione, Jaruzelski divenne nel 1956 il più giovane ufficiale promosso a generale. È uno dei principali responsabili della degradazione di oltre mille ufficiali polacchi di origine ebraica».

Il centro interiore o l'opzione camomilla

Il pugno del tassista al cliente che chiedeva di attivare il tassametro è soltanto l'ultimo esempio. Viviamo in una società dove la violenza è in forte aumento. Ce ne accorgiamo quotidianamente. Basta fare un'osservazione civile all'immigrato vicino di casa, perché limiti ad esempio i rumori molesti o rispetti le regole di buon vicinato, e si viene presi a male parole e accusati di razzismo e intolleranza. Basta suonare il clacson per avvertire che si sta passando con l'automobile, ed ecco sfoderato il dito medio e le parolacce. Basta chiedere un favore e si viene guardati con sospetto, in cagnesco, come si fosse truffatori, e spesso mandati a fare in culo. Basta essere più lenti a compiere un'operazione ed ecco il complimento: «Vecchio rincoglionito, datti una mossa». Che sta succedendo? La frustrazione genera rancore, il rancore genera rabbia, la rabbia genera violenza - è stato detto.

La politica fa schifo, ma anche no

Dio è morto, Marx è morto e anche la politica non si sente tanto bene. Il Censis, l'istituto di ricerca socio-economica italiano, certifica quello che più o meno tutti avevamo notato: le chiacchiere politicanti del salotti televisivi hanno rotto le balle, come quei pastoni nei telegiornali dove alla dichiarazione metafisica di un parlamentare segue la dichiarazione altrettanto metafisica di un altro parlamentare di differente orientamento. Perché tanto, si sa, il governo propone e l'opposizione si oppone, tra partiti è un litigio continuo per mera logica di schieramento e di opportunità elettorali. E alla fine, almeno questa è l'impressione diffusa, la politica resta questione di parole al vento e programmi disattesi, stravolti, stracciati. Inconcludenza allo stato puro. Potrebbe non essere così. Potrebbe davvero diventare, secondo le alte aspirazioni, luminoso governo della pòlis. Se così non è, e forse mai sarà, tocca tuttavia accontentarsi di quel che passa il convento. Ma non si creda che sia un inedito, una novità.

Cose polacche: l'uomo naufrago

Qui non si racconta la storia dell'idraulico polacco. Però con sguardo polacco di un polacco amico del Polacco e docente di Antropologia filosofica, il professore Stanislaw Grygiel illustra con delicatezza - senza che gli euroburocrati possano come al solito obiettare starnazzando "dagli al populista" - perché questa Europa (cioè Unione Europea) piace poco o niente. Tutte riflessioni interessanti anche se non tutte, è ovvio, condivise e condivisibili.

Professore, nel 2020 cade l’anniversario dei 40 anni dal primo sciopero di Solidarność, iniziato proprio nei cantieri navali di Danzica nel 1980, e proprio da lì è partita la rivoluzione. Che cosa può dire un’esperienza come quella all’Europa di oggi?

Solidarność consiste nel portare gli uni i pesi degli altri. Se posso dire così, è il modo in cui si vive nella famiglia che è communio personarum. Se l’Europa è famiglia delle nazioni, e io l’intendo così, allora anche in essa una nazione deve portare i pesi dell’altra nazione. Altrimenti non potremmo parlare della solidarność europea. Ed è alla luce di questa solidarność che la politica e l’economia europee dovrebbero essere intese e fatte. In tal modo, nel centro della vita dell’Europa si troverebbe la persona umana e, quindi, il matrimonio e la famiglia, perché è nella persona umana che essi avvengono. Nessuna nazione può imporre il proprio modo di vivere alle altre nazioni. Aiutare non significa comandare. Questa solidarność, e non gli interessi economici e politici, deve dare il contenuto e la forma alle forze di difesa dell’Europa.

Scopare non è fare pulizia

Non lo dicono più, è diventato tabù. Le agenzie educative (quel che resta della famiglia, della scuola, della chiesa, della televisione...) sorvolano sempre. Esaltano le magnifiche sorti e progressive di quel totem contemporaneo che è diventato il preservativo. Ma esiste un modo più sicuro, salutare e infallibile per non beccarsi una di quelle tanto temute malattie sessualmente trasmissibili o per non trovarsi a fare i conti con una gravidanza indesiderata. Costa niente, in soldi contanti, un po' invece in spirito di sacrificio. È l'astinenza dal sesso. Basta non farlo, e tutto è risolto. Missione impossibile?

Radical Chic più pannolini rossi

«Il Radical Chic era arrivato. E l'autunno sociale del 1969 fu il suo grande momento». Così Tom Wolfe, da molti considerato l'inventore dell'espressione e il suo più efficace descrittore. Accidenti, cinquant'anni dopo siamo ancora qui a interrogarci perché un nutrito numero di fighetti, con smartphone di ultima generazione e villa con parco e macchinone, si faccia impadellare nel fritto misto di un movimento spacciato per novità che si erge a difensore del "popolo", dei precari, dei poveri, degli immigrati, con ogni evidenza soltanto a chiacchiere e slogan: cuore a sinistra, portafoglio a destra. Questo è il punto numero uno. Il punto numero due è perché anche tra gli Ebrei, o almeno tra quelli che spadroneggiano nei media italiani, permanga questo pregiudizio nei confronti della destra italiana o se preferite del centrodestra. Altro aspetto, su sponda opposta: i cattolici sedicenti tradizionalisti. In un pullulare di siti e di blog, è ancora tutto un dare contro ai "perfidi" e alla "sinagoga di satana".

Fuck xmas and speak italiano

Siamo invasi. Spuntano da ogni parte e non c'è modo di difendersi. Li trovi per le strade, nelle stazioni ferroviarie, dentro i centri commerciali. Ti si avventano contro. Assaltano, aggrediscono, intimoriscono, disturbano. Sono i forestierismi, principalmente termini inglesi, ma anche arabi, cinesi... ostrogoti: nelle insegne, nei cartelli, nelle indicazioni - nella confusione linguistica, nella Babele che sono ormai diventate le nostre città. Perché, certo, vuoi mettere il black friday con un semplice "venerdì nero", o il cyber monday con un qualsiasi "lunedì digitale"? E il cyber-bullismo non è la stessa cosa che il "bullismo tecnologico", ovvio, e la porn-revenge suona decisamente più vendicativa della pornovendetta. In questo mese, poi, le vetrine sono tutte un merry e un happy, un christmas (che qualche fascino ce l'ha, nonostante sia vocabolo straniero, contenendo in sé la parola Cristo a ricordare che il Natale parte da qui, è questa roba qui, non altro) e un xmas.