"Ogni mattina un buon giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno" (Benedetto Croce)

Buon nuovo anno di fuffa e baruffa

"In contrasto con la concezione classica che vede nei media una realtà litigiosa, ostinata e onnipresente, alla ricerca della verità e indipendente dall'autorità, noi abbiamo illustrato e applicato un modello di propaganda, secondo il quale i media perseguono bensì uno scopo sociale, ma non quello di consentire al pubblico di esercitare un controllo significativo sui processi della politica, fornendogli le informazioni necessarie a far fronte con intelligenza alle proprie responsabilità politiche.

"Al contrario, la finalità sociale dei media è piuttosto di inculcare e difendere i progetti economici, sociali e politici dei gruppi privilegiati che dominano la società e lo stato. I media servono al conseguimento di questo scopo in molti modi: selezionando i temi, distribuendoli secondo una scala di priorità e di importanza, inquadrando le questioni, filtrando le informazioni, scegliendo enfasi e toni, e mantenendo il dibattito entro i confini di premesse accettabili". Sono le conclusioni di Noam Chomsky ed Edward S. Herman nel volume La fabbrica del consenso, ovvero la politica dei mass media.
Chiariscono i due autori: "Noi non accettiamo la tesi che la libertà di espressione debba essere tutelata per la sua utilità, ossia in quanto strumento per conseguire scopi superiori; al contrario, essa è un valore in sé".

La loro riflessione ci è tornata alla mente ora che un articolo segaligno dell'Osservatore Romano, giornale quotidiano politico religioso che si propone di dare "a ciascuno il suo", punta il dito: "Avvocati, giornalisti, pedagogisti da bar hanno riempito il vuoto di questi giorni con un ciarlare disperato". E ancora: "Ci siamo chiusi nel salotto buono delle nostre convinzioni, del nostro pedagogismo fuori tempo massimo, del solito giornalismo voyeuristico, dell'affrettato giustizialismo da quattro spiccioli". Sarà, se lo dicono loro.

Ma sono affermazioni contenute in un pastrocchio d'incommestibile moralismo peloso e pastoralismo catechistico, senza ritmo, oscuro, inultimente letterario, con una patina evangelica giusto per dare una lucidatina al pezzo, che non dimostra (a parte misericordia e comprensione, note all'ecclesialese molto a parole e poco a fatti) la benché minima conoscenza e consapevolezza dei meccanismi e delle esigenze e dei tempi e della fretta della cronaca spicciola, nera e drammatica; né delle fonti o della sua funzione; espressioni che sono state riprese a piene mani, citate, titolate, sottolineate dai principali media - chissà perché. Sensi di colpa, amiche e amici della stampa? Ennesimo profondo inchino a quanto arriva da Oltretevere? La solita manina inzuppata nell'acquasantiera perché, non si sa mai, potrebbe giovare alla carriera? Allora forse è meglio se cambiate mestiere.

"Volete sapere chi comanda davvero oggi, in Italia? Esiste ancora la democrazia nei fatti e non solo a parole?" si domanda Francesco Lamendola di fronte a "un documento impressionante che misura la forza dei "Padroni Universali", cioè "l’intervista a Salvini fatta da Lilli Gruber".

Ecco: "Un sistema dell'informazione in cui un giornalista può senz'altro permettersi di prendere a pesci in faccia un uomo politico che rappresenta i sentimenti di milioni e milioni di cittadini italiani non è soltanto un giornalista che manca di deontologia professionale, bensì molto di più: è il portavoce del potere politico vero, cioè il potere finanziario. Può permettersi di prendere a pesci in faccia quel politico perché sa bene di essere di gran lunga il più forte dei due, nonostante le apparenze. Da una parte ci sono i voti di milioni di persone comuni; dall'altra c'è il sistema di potere che controlla i mezzi d'informazione, e li trasforma in mezzi di disinformazione di massa, perché dispone del vero potere, che è sempre quello del denaro, sotto qualsiasi cielo e in qualsiasi epoca storica passata, presente e futura".

L'analisi cita Giulietto Chiesa che parla di "una teoria, molto raffinata, che è quella del controllo del rumore di fondo. E quando hai il controllo del rumore di fondo, praticamente hai anche la possibilità, tranquillamente, di lasciare a qualcuno la possibilità di protestare, di dire la verità. Capisci? È come andare – adesso faccio un piccolo scherzo – in un talk show. Ah, c'è un talk show, puoi parlare liberamente, no?, ti abbiamo invitato. Solo che normalmente, quelle rare volte che invitano qualche voce dissonante, che cosa fanno? Lo circondano con dieci cani arrabbiati che, appena apri bocca, ti saltano addosso e ti dicono: "Complottista! Complottista!". E quindi il trucco è questo, capito? Non è che non ti lasciano parlare. Ti lasciano parlare sempre meno, è evidente".

Insomma, i Padroni del Discorso (o "Padroni Universali", secondo Lamendola) hanno "effettivo controllo, diretto o indiretto, sugli organi d’informazione che agiscono sull’immaginario collettivo e contribuiscono a creare la visione del mondo e la conoscenza della storia nella mente e nella coscienza dei cittadini, specialmente quelli delle ultime generazioni".

Sono in grando di far amplificare "le parole d’ordine del Politicamente Corretto, fino a trasformarle in articoli di fede ad uso e consumo del pubblico". Poi c'è "la neutralizzazione del pensiero libero. Oltre alla tecnica esplicita di invitare, qualche volta, una voce fuori dal coro e poi darla in pasto a numerosi contraddittori che l'aggrediscono con veemenza e la screditano accusandola di complottismo, e oltre alla pura e semplice brutalità di levarle il microfono, c'è un altra strategia, più sottile, da parte dei Padroni Universali: invitare, anche con una certa frequenza, dunque all'interno del cerchio magico delle 30 presenze fisse, anche delle voci discordi che in realtà fungono da specchietto per le allodole e che, per una ragione o per l'altra, non svolgono realmente la funzione di suscitare un pensiero critico nel pubblico, bensì quella di attirare le simpatie di una parte di esso, illudendola di rappresentare un pensiero divergente mentre, alla fine dei conti, sono anch'esse implicate nella rete d’interessi del Pensiero Unico".

"Se non sono proprio a libro paga del potere, comunque esso le controlla a distanza più o meno ravvicinata, facendo leva su qualche loro debolezza umana, in genere il narcisismo, la vanità o l'avidità di quattrini, o tutte queste cose insieme. Sta di fatto che questi personaggi adoperano delle formule critiche nei confronti del potere, però, a ben guardare, invece di suscitare una vera consapevolezza fra il pubblico, agiscono come il pifferaio magico: attirano a sé una parte dei potenziali oppositori del sistema e li distolgono dal solco di una vera opposizione, disperdendo la loro attenzione su questioni secondarie o accentrando l'interesse sulla loro persona e non sui temi in questione: col risultato che, un poco alla volta, i loro ingenui e acritici ammiratori perdono di vista gli obiettivi di fondo della lotta e diventano dei conformisti dell'anticonformismo, vale a dire gente senza spessore, senza mordente e perfettamente compatibile con gli interessi effettivi del potere. Il quale potere è abbastanza astuto da sapere che, per riuscire a esercitare un controllo efficace sulle masse, bisogna fare in modo di controllare non solo i mezzi d'informazione del pensiero mainstream ma anche, almeno in parte, i pochi mezzi, specialmente informatici, nei quali è presente una reale opposizione: insomma esercitando una vigilanza anche sull'opposizione, infiltrando in essa i suoi uomini o facendo in modo da creare confusione, sempre più confusione, col risultato che, alla fine, la gente, scoraggiata, decide che la battaglia è persa, che tutte le voci si equivalgono, che nessuno è pulito e in buona fede e che quindi non vale la pena di lottare e tanto meno di prestar fede a ciò che viene detto, sia sulla stampa e alla televisione, sia nei siti informatici e sui social, compresi quelli che, invece, conducono una battaglia disinteressata per la libertà della conoscenza e del pensiero e meriterebbero quindi la fiducia e il sostegno del pubblico, ma che vengono accomunati, agli occhi di una platea sempre più stanca e disillusa, con la schiera dei servitori di regime.

"La potenza e la capacità di manipolare la percezione della realtà si misurano anche da altri fatti, come la rapidissima creazione di pseudo movimenti d'opposizione diretti unicamente a spostare l'attenzione dei potenziali oppositori su temi secondari, o mal posti; o movimenti "di massa" i quali, guarda caso, invece di contestare il potere se la prendono... con chi sta all'opposizione. Il primo caso è quello dei gretini, il secondo quello delle sardine: l'uno e l'altro sostenuti dalle pubbliche autorità ai più alti livelli, Stato, Chiesa e Unione Europea in primis; e trionfalmente accompagnati da tutto il sistema della informazione. Chi ha un minimo di esperienza in proposito sa che per portare in piazza migliaia di persone è necessario un lavoro lungo, paziente, una preparazione che parte da lontano: invece le sardine hanno esordito in massa sbucando praticamente dal nulla, e sin dal primo istante hanno avuto l'attenzione e la simpatia di stampa e televisioni; dal secondo giorno, il loro leader è divenuto, altrettanto dal nulla, un ospite fisso dei talk show: perché? Per la sua brillante intelligenza o la sua eccellenza comunicativa? O per qualche altra ragione? Il baciamano a Greta Thunberg di Jean-Claude Juncker e la calorosa accoglienza del cardinale Zuppi a Mattia Santori si equivalgono, e mostrano da che parte stia il potere vero. Evidentemente non da quella dei comuni cittadini che, recandosi a votare, credono con ciò di decidere l’indirizzo politico del Paese...".