"Ogni mattina un buon giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno" (Benedetto Croce)

Soltanto la guerra potrà salvarci

Vi stanno ingannando, vi stanno viziando. Dovrebbero smetterla con questo elevare a dogma, a valore universale, l'illusione della Pace. Non si può affrontare il Male, non lo si sarebbe potuto fare nemmeno in passato, senza combattere, senza armi, senza guerra. Né Giorgio avrebbe potuto sconfiggere il Mostro con il dialogo, l'incontro, l'irenismo. Ma preferiscono spacciare utopie come droghe, illudere e mentire, questi pinocchietti e finocchietti allineati dietro le bandiere arcobaleno. «Marce della pace, danze di meduse. Inebriati dal trovarsi insieme numerosi, i molluschi s'immaginano di essere vertebrati» scrive Guido Ceronetti (Insetti senza frontiere). E altrove (Pensieri del Tè): «Né per viziosità né per piega naturale né per imitazione di costumi antichi l'omosessualità è tanto cresciuta oggi in Occidente, ma per aborrimento del troppo-di-tragico, per smarrimento di fronte alla durezza del mondo che nelle relazioni normali mostra il proprio incrudire - e anche, forse, per preludio, incamminamento a un'epoca monacale, raccapricciata di procreare, di futuri, piuttosto violenti monaci sodomiti, sulla terra desertificata dalla Tecnica. Il mistero del mondo però si alza come un drago: sottrarsi al tragico attira castigo, schivare Némesis è peccato ibristico. Ogni alleggerimento individuale del peso del tragico ha per effetto un aumento del tragico mondiale, gravante su tutti - ti rientra per la finestra; la paura della collisione drammatica sulla scena sessuale ci invischia di più nei tormenti sessuali, come la paura ossessiva della guerra ci ha buttati nell'omicidio e nel parricidio di ogni giorno, facendo di quasi ogni nostro atto un'ostilità, una guerra». Se non guerrafondaio, certo anche Francesco d'Assisi (che pure la guerra, quella tra Assisi e Perugia, l'aveva combattuta prima della conversione) non era il mellifluo buonista propagandato oggi da un'ampia divulgazione cattolica e laica.
Basti ricordare che un giorno - stando agli scritti di Tommaso da Celano (1200-1270) - informato della presenza di detrattori del suo Ordine si rivolse al suo vicario, frate Pietro di Cattaneo, intimandogli quanto segue: «Coraggio, muoviti, esamina diligentemente e, se troverai innocente un frate che sia stato accusato, punisci l'accusatore con un severo ed esemplare castigo! Consegnalo nelle mani del pugile di Firenze, se tu personalmente non sei in grado di punirlo (Chiamava col nome di pugilatore frate Giovanni di Firenze, uomo di imponente statura e dl grandi forze)». Possiamo anche ricordare, per rendere giustizia del Francesco della storia - così diverso da quello di certa propaganda -, che quando costui, nell'anno 1219, si trovò al cospetto del Sultano Malik al-Kami, anziché tessere l'elogio del dialogo e della pace non esitò a ricorrere a parole oggettivamente forti: «Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell'occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall'amore del nostro Dio. Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo giustizia quando invadono le vostre terre e vi combattono, perché voi bestemmiate il nome di Cristo».

Ma oggi, forse, «qualora si presentassero, a quel punto provvederemo ad affidare qualche novello Adolf Hitler o Pol Pot ai servizi sociali gestiti dal Presbìtero Antonio Mazzi, affinché sia portato a compimento il loro pieno recupero», osserva Ariel Levi di Gualdo. Con la beata speranza, vana, di condurli a buoni propositi con l'incontro, il confronto, il dialogo.