Il filosofo britannico Hugh Mellor, deceduto il 21 giugno scorso a 81 anni, è stato uno degli ultimi rappresentanti della grande tradizione filosofica dell'Università di Cambridge, dove ha trascorso tutta la sua carriera di insegnante. In questo modo lo ricorda il quotidiano francese Le Monde.
Hugh Mellor nel settembre 2015 |
Mellor, scrive Pascal Engel, "si è divertito a compilare e diffondere su Internet un elenco delle cause di morte dei filosofi a seconda della loro dottrina. Così, ha fatto morire Spinoza per "abuso di sostanze" e ha attribuito a se stesso la causa che si adattava al suo tema preferito: "Per caso" ... David Mellor è stato uno degli ultimi rappresentanti della grande tradizione della filosofia di Cambridge, quella di William Whewell, di Bertrand Russell, di John McTaggart, di F. P. Ramsey, di G. E. Moore e di C. D. Broad, che hanno incarnato all'inizio del XX secolo la filosofia analitica.
"Nato il 10 luglio 1938 a Londra, Mellor ha studiato chimica all'Università del Minnesota prima di presentare una tesi di filosofia a Cambridge e perseguire lì tutta la sua carriera. Non ha mai affrontato i problemi della filosofia della scienza - quelli di induzione, causalità, probabilità e il rapporto tra teoria ed esperienza - senza cercare di sviluppare le loro conseguenze metafisiche.
"Per lui, come per gli Australiani - David Armstrong - e gli Americani - David Lewis - la metafisica non è una costruzione speculativa ma, proprio come la scienza, un'indagine su ciò che è reale, anche se questo reale non si limita affatto, contrariamente a quello che sostengono gli empiristi e i positivisti, all'esperienza".
La scienza inseparabile dalle discipline umanistiche
"Hugh Mellor ha sviluppato questo realismo scientifico in tutte le aree che ha affrontato", si legge ancora sul Monde. "In primo luogo, quella delle probabilità, dove espone una concezione propensionista che associa le probabilità a delle disposizioni fisiche (The Matter of Chance, Cambridge University Press, 1971). Poi quella della natura del tempo, dove difende, contro McTaggart, la realtà del tempo (Real Time, Routledge, Londra, 1981, edizione riveduta 1998) che è costituita da relazioni di anteriorità, di simultaneità e di posteriorità, e non non da un passato, presente e futuro.
"Quindi nel campo della causalità (The Facts of Causation, Routledge, London, 1995, nessuno di questi tre libri è stato tradotto), dove sostiene che le cause non sono relazioni tra eventi, ma fatti, e nella teoria delle decisioni, proponendo una concezione oggettivista della scelta razionale. Infine e soprattutto nella metafisica, dove difende un realismo degli universali e delle disposizioni così come un materialismo senza compromessi (Matters of Metaphysics, 1991, Mind, Meaning and Reality, 2012, entrambi della Cambridge University Press, non tradotti)".