L’Italia fa soffrire: come un’amante, diceva Schopenhauer.
Trascrivo da un taccuino, perché ci sia del nuovo, qualche nota di anni piú vicini (2006).
Il cardinale Camillo Ruini incensa la bara di don Andrea Santoro ai funerali nella basilica di San Giovanni in Laterano, 10 febbraio 2006 |
Vado in San Giovanni in Laterano alle esequie ufficiali del prete Andrea Santoro, assassinato da un ragazzo mussulmano islamista in Anatolia, dove era parroco da anni di una comunità di nove cristiani. Forse non sarebbero mai diventati dieci. Forse sarebbero calati a otto, sette... Ma l’occhio del fanatico già vedeva in quelle mani che benedicevano in altro modo una minaccia alla purezza, all’integrità della fede islamica. Il Papa ha commentato augurandosi che il suo sangue contribuisca al «dialogo tra le religioni». No, quel sangue griderà, per un poco, e poi sarà muto per sempre, e tu, Papa, lo vuoi far dialogare! E là, nell’enorme basilica rigonfia di Controriforma, glaciale, c’è il cardinal Ruini predicante. Lui e la sua omelia irradiano da un centinaio di teleschermi, oltre che da un altare non virtuale. I tecnici, dal fondo della navata, puntavano da un podio le telecamere sulla faccia miracolosa. Il cardinale annuncia che la Chiesa avvierà un processo di canonizzazione, e dà la buona novella che la madre del povero martire, di 88 anni, ha già perdonato il caro assassino. Firmo il registro e me ne vado da quella adunata disumana, tra cori da Luna Park in volgare...
(Guido Ceronetti, Un viaggio senza fine)