Il 15 agosto 1872 nasceva, a Calcutta, Sri Aurobindo Ghose.
Esponente di spicco del movimento nazionalista indiano, è stato uno dei maggiori poeti indiani in lingua inglese, uno yoghin capace di rinnovare l’antichissima tradizione spirituale indiana e infine, quasi senza volerlo, un filosofo (qui).
Sri Aurobindo Ghose, 1872-1950 |
Formatosi in Inghilterra, al suo ritorno in India si unì al movimento per la liberazione del Paese dal dominio britannico e per alcuni anni (1905–10) ne divenne uno dei leader piú importanti. Alla ricerca di maggiore energia da infondere nella sua attività politica, si diede alla pratica dello yoga; ma durante l’anno che passò nella prigione di Alipore (in attesa di essere processato dagli Inglesi per accuse che potevano comportare la pena di morte) le sue esperienze yoghiche si svilupparono a tal punto da far passare in secondo piano la motivazione originaria.
Prosciolto dalle accuse e rilasciato, si ritirò nella colonia francese di Pondicherry dove, dopo diversi anni di pratica intensiva, abbandonò definitivamente la politica e si dedicò a sviluppare la sua innovativa visione basata sull’evoluzione spirituale dell’individuo e del mondo. Nel 1926, insieme a Mirra Alfassa (21 febbraio 1878 - 17 novembre 1973), la grande ricercatrice spirituale francese in seguito conosciuta come “Mère”, fondò lo Sri Aurobindo Ashram (ashram significa "eremo").
Il tema centrale della visione di Sri Aurobindo è l’evoluzione della coscienza e della vita umane in una coscienza-di-verità e in una “vita divina”. Secondo Sri Aurobindo l’uomo non è il prodotto finale dell’evoluzione, ma un essere di transizione. Il passaggio dall’uomo alla prossima tappa dell’evoluzione terrestre, egli afferma, “è inevitabile perché ad essa tendono sia l’intenzione dello spirito interiore sia la logica del procedere della Natura”. Per poter compiere coscientemente questo passaggio evolutivo lo yoga deve abbracciare la vita e la materia, non cercare di evaderne; il sentiero spirituale di Sri Aurobindo è infatti conosciuto come “Yoga integrale”.
Le opere principali di Sri Aurobindo includono, in prosa, La Vita Divina, considerata il suo capolavoro filosofico, La Sintesi dello Yoga, Il Segreto dei Veda, le sue traduzioni e commenti delle principali Upanishad, i Saggi sulla Gita, Il Ciclo Umano, L’Ideale dell’Unità Umana, La Manifestazione Supermentale sulla Terra, La Poesia Futura, Pensieri e Aforismi e svariati volumi di Lettere. In poesia, la sua opera principale è il poema epico Sàvitri - Una Leggenda e un Simbolo.
Per maggiori informazioni su Sri Aurobindo si raccomanda di visitare il sito dello Sri Aurobindo Ashram (qui).
In occasione del 148° anniversario della nascita, ecco a beneficio dei nostri lettori alcune “frasi celebri” del filosofo (prese da qui e tradotte dall’inglese):
- La vera conoscenza non si ottiene pensando. È ciò che sei; è ciò che diventi.
- Non c'è niente che la mente possa fare che non possa essere fatto meglio nell'immobilità della mente e nella calma priva di pensieri. Quando la mente è calma, allora la verità ha la possibilità di essere ascoltata nella purezza del silenzio.
- Il nostro vero nemico non è una forza esterna a noi stessi, ma le nostre fragorose debolezze, la nostra codardia, il nostro egoismo, la nostra ipocrisia, il nostro cieco sentimentalismo.
- Ci sono due potenze alleate nell'uomo: conoscenza e saggezza. Conoscenza è quel tanto di verità vista in un medium distorto al quale la mente arriva a tentoni; saggezza quello che l'occhio della visione divina vede nello spirito.
- Piuttosto impiccarsi che appartenere all'orda degli imitatori di successo.
- Piuttosto di frequente, l'altruismo è soltanto la forma più sublime di egoismo.
- Tutte le malattie sono un mezzo verso una nuova gioia della salute, tutto il male e il dolore un'intonazione della Natura per una beatitudine e un bene più intensi, tutta la morte un'apertura alla più ampia immortalità.
- Quando chiami un altro stupido, come qualche volta devi, tuttavia non dimenticare che tu stesso sei stato lo stupido supremo dell'umanità.
- Vivi dentro; non lasciarti agitare dagli avvenimenti esteriori.
- Non esiste mortalità. È soltanto l'Immortale che può morire; il mortale non potrebbe nascere né morire. Non c'è niente di finito. È soltanto l'Infinito che può stabilire dei limiti per se stesso; il finito non può avere né inizio né fine, per l'atto stesso di concepire.
- Quello che non posso fare ora è il segno di quello che farò in seguito. Il senso di impossibilità è l'inizio di tutte le possibilità. Perché questo universo temporale era un paradosso e un'impossibilità, perciò l'Eterno l'ha creato fuori dal Suo essere.
- Non ci sono vere e false religioni, ma piuttosto tutte le religioni sono vere nel loro ordine e grado. Ognuna è una delle migliaia di vie verso l'Uno Eterno.
- Tutte le religioni hanno in sé qualche verità, ma nessuna ha l'intera verità.
- Che cos'è Dio dopo tutto? Un eterno bambino che gioca un gioco eterno in un giardino eterno.
- Quanto gli uomini chiamano conoscenza, è l'accettazione ragionata di false apparenze. La saggezza guarda oltre il velo e vede.
- Nessuno può raggiungere il paradiso se non è passato attraverso l'inferno.
- Non odiare l'oppressore, perché, se è forte, il tuo odio aumenta la sua forza di resistenza; se è debole, il tuo odio è stato inutile.