Interessante preambolo al "catechismo sul denaro" di padre Coughlin.
Padre Charles Coughlin (1891-1979) |
Ne L’anticapitalismo di destra (Oaks editrice, 2019), Charles E. Coughlin occupa solo il paio di pagine finali di Luca Gallesi. Ma la sua collocazione in quella corrente culturale è di tale rilievo, che motiva la pubblicazione di questo volume. Che questo combattivo cristiano-cattolico si collochi a destra, è comprovato dalle accuse, che gli sono state rivolte, di essere un ammiratore di Hitler, di Mussolini, dei militaristi giapponesi, di avere addirittura rapporti col Ku Klux Klan e, peggio di tutto, di essere antisemita. In Il denaro! Domande e risposte non c’è assolutamente nulla di tutto questo (del resto Padre Coughlin ha sempre smentito di essere antisemita), mentre l’appello “Al popolo oppresso d’America” si colloca nella tradizione patriottica del populismo nordamericano. Il suo sostegno politico a Roosevelt sino al 1934, la sua ostilità successiva al New Deal, l’appoggio al governatore della Louisiana, Huey Long (assassinato nel 1935), la sua opposizione all’entrata in guerra degli Stati Uniti (temi sui quali si tornerà), si collocano nel quadro di quella tradizione. Su tale base, e con la efficace forma, quasi catechistica, di domande e risposte, vengono documentati i mali di un sistema creditizio che è diventato una colossale truffa, con la creazione dal nulla, da parte di banchieri privati, di denaro destinato non a finanziare l’economia produttiva, ma usato solo a fini speculativi.
Il libro esce in un 1936 ricco di eventi: in marzo Hitler ha rimilitarizzato la Renania e poi annuncia la prime leggi razziali; in maggio Mussolini fonda il nuovo impero di Roma, mentre il Giappone minaccia la Cina (che invaderà l’anno dopo); in agosto iniziano a Mosca i processi coi quali Stalin sterminerà la vecchia guardia leninista, lo stesso mese che vede a Berlino le Olimpiadi che sanzionano il rinnovato prestigio della Germania; Coughlin non si occupa di tutto questo. Nel “Commiato”, a nome dell’Unione Nazionale per la Giustizia Sociale, da lui fondata, esorta i suoi concittadini: “Dovete agire come gli apostoli che hanno scoperto la verità. Dovete diffondere il vangelo della libertà finanziaria anche a costo della vostra stessa vita. Guardate il piede dell’oppressore in Russia che calpesta la libertà! Visualizzate i milioni di persone irreggimentate in Germania e in Italia!” (pag. 177). Ci si deve abituare al suo linguaggio, quando chiama “internazionalisti” i banchieri apolidi internazionali oppure quando, spiegando la sua opposizione a Roosevelt dopo il 1934, lo paragona, infondatamente, a Lenin, e si pone la domanda: “Il cosiddetto New Deal, attraverso il Golden Bill del 1934 e il Banking Act del 1935, ci porta verso la giustizia sociale o verso il Leninismo?”, per rispondere: “Con la completa privatizzazione centralizzata della coniatura e la regolamentazione del denaro nelle mani dei banchieri internazionali, e creando debiti inutili per il mantenimento di questi banchieri, ci ha condotto verso il Leninismo”, al quale contrappone “la dottrina della democrazia, la dottrina dell’americanismo” (pag. 134); è questa una distinzione basata su quella fondamentale tra capitale onesto e capitale moderno: “Ci sono due tipi di capitalismo, vale a dire il capitalismo onesto e il capitalismo moderno. Il capitalismo onesto usa la proprietà allo scopo di produrre ricchezza per i suoi proprietari e per il benessere della società. Il capitalismo moderno non solo usa la proprietà di altri per produrre ricchezza, ma concentra la ricchezza nelle mani di pochi e permette prestiti fittizi di denaro a fini distruttivi” (pag. 111), tanto da giustificare la domanda: “Qual è oggi la principale attività criminale dei creatori di moneta privati?”, con la risposta: “Oggi la principale attività criminale dei creatori di moneta privati è l’alterazione della totalità della moneta in circolazione in modo da modificare i livelli dei prezzi e quindi manipolare il potere della moneta di ripagare i debiti” (pag. 167). A proposito dell’ipotizzato antisemitismo di Coughlin, va detto che in tutto questo libro i banchieri “internazionalisti” non vengono mai identificati come ebrei o con una prevalenza giudaica; i Rothschild sono citati solo due volte, per le loro opinioni di banchieri e senza giudizi su di loro; e, per capire quanto siano importanti in quanto banchieri, il lettore che voglia documentarsi può leggere di Egon Cesar Conti Il secolo dei Rothschild, l’Ottocento (ed. Iduna, 2019). La cruciale distinzione tra il capitalismo “onesto” e quello “moderno”, si può ridurre a quella tra capitale prima e dopo la finanziarizzazione e questo suggerisce un confronto tra Coughlin e Marx, che conferma l’utilità e l’attualità della pubblicazione di questo libro all’epoca del capitalismo globalizzato delle multinazionali, al quale ho dedicato le mie ultime pubblicazioni. Il giudizio del pensatore cristiano-cattolico è chiaro: “Karl Marx ha mai attaccato i privilegi della creazione di denaro privato e i banchieri internazionali? No, il suo intero sistema non propone l’abolizione del potere illecito di creare e distruggere il denaro privato, bensì il suo consolidamento sotto un sistema di completo dominio economico, politico e religioso sul mondo intero da parte di pochi internazionalisti” (pag. 105). Per esaminare il percorso intellettuale di Marx, va detto che egli poteva studiare solo il capitalismo produttivo (“onesto”, cioè prima della involuzione finanziaria), e che, poiché ne vedeva l’epicentro spostarsi negli Stati Uniti, stanco di attendere invano la rivoluzione socialista in Europa, pensò di spostarvi la sua Prima Internazionale. Ma fu dal suo “intero sistema” che derivò la prima analisi del processo di finanziarizzazione, Il capitale finanziario (terza edizione italiana, Feltrinelli, 1976), di Rudolf Hilferding (geniale come teorico, mediocre come ministro dell’economia di Weimar). Ma l’Internazionale fu sciolta e negli Stati Uniti il marxismo non attecchì, forse vi è più vivo oggi, a livello accademico, se non politico: si veda come esemplare Per un nuovo socialismo e una reale democrazia – Come essere anticapitalisti nel XXI secolo (ed. italiana Punto Rosso, 1918) di Elik Olin Wright, presidente dell’Associazione Sociologica Americana.
Ma se si svilupperà negli Stati Uniti un “anticapitalismo nel XXI secolo”, in grado di fronteggiare e condizionare le multinazionali (la maggior parte e le più forti forti delle quali vi risiedono, a partire da quelle creditizie e dell’informatica, strettamente intrecciate), sarà un anticapitalismo di destra, ispirato anche da Charles E. Coughlin, piuttosto, che di sinistra, alla Erik Olin Wright, di orientamento marxista. Tuttavia ritengo che l’anticapitalismo di destra, con “la dottrina della democrazia, la dottrina dell’americanismo”, non sarà abbastanza forte da fronteggiare e condizionare le circa quattrocento multinazionali che attualmente decidono i destini del pianeta. Da qui l’opportunità di prendere in considerazione, a livello planetario, l’opportunità di una ripresa dell’anticapitalismo di sinistra, di ispirazione marxista. Da questo possibile futuro, si può tornare all’ultimo Coughlin. Il riformismo moderato del New Deal aveva esaurito il rilancio dell’economia americana nel 1937. Il secondo mandato di Roosevelt si impernia quindi sul riarmo, sulla trasformazione degli Stati Uniti in quello che egli definiva “arsenale della democrazia”, nella preparazione alla guerra. Coughlin la prevede, forse spera in Long, protettore dei “bianchi poveri” del Sud post-schiavista; per impedire l’intervento, il padre è tra i fondatori, con Charles Lindbergh e il senatore Wheeler, dei comitati “America First” (slogan che sarebbe stato ripreso con successo, oltre mezzo secolo dopo, da Donald Trump, che da presidente, per la sua condiscendenza ai banchieri, avrebbe certamente deluso il nostro autore, come lo aveva deluso Roosevelt). Si assiste, nel 1941, al paradosso di un Paese che entra in guerra per difendere democrazia e libertà di parola nel mondo intero e, intanto, la mutila in casa propria, vietando a Coughlin di parlare alla radio, mentre lo ascoltavano milioni di persone, ottanta mila delle quali gli scrivevano ogni settimana. Altro paradosso: il sacerdote cattolico cercava di permeare l’anticapitalismo di destra di valori cristiani. Si chiedeva: “Queste fasi del processo di liquidazione delle Banche della Federal Reserve sono in armonia con la dottrina cristiana?” e rispondeva: “Sì, seguono l’esempio di Cristo che rovescia i banchi dei cambiavalute e li scaccia dal Tempio. La giustizia sociale cristiana esige che a questi cambiavalute venga restituito solo quello che hanno elargito” (pag. 153). Ma il nostro aveva avvertito sin dall’inizio: “Se, da un lato, tutti gli uomini hanno diritto a pari opportunità, dall’altro non tutti hanno il diritto allo stesso compenso e alla stessa ricchezza personale, poiché alcuni lavorano più duramente e in modo più intelligente di altri. Alcuni sono pigri e propensi a spendere senza misura” (pag. 29). Il fatto è che scrivendo Il denaro! Domande e risposte, il filosofo cristiano non ha tenuto conto del fatto che chi lavora più e meglio degli altri, spesso lo ritiene motivo sufficiente per spingersi ad “attività criminali” nei confronti di questi “altri”. E il Vaticano darà loro ragione, censurando nel 1939 il filosofo e costringendolo, come ricorda Gallesi, a “ritirarsi in una parrocchia isolata e a esercitarvi il suo sacerdozio sino alla morte”. Ma il libro “Dedicato al popolo oppresso d’America” gli sopravvive; e la sua odierna pubblicazione ne conferma l’utilità e l’attualità mentre quel riferimento al “popolo oppresso” richiama il populismo che tanto preoccupa, nel primo quarto del XXI secolo, i gestori di “attività criminali” che, per avidità, mettono a rischio la vita dell’umanità sulla Terra.
(Giorgio Galli, Padre Coughlin e l'anticapitalismo di destra, Prefazione a Il denaro! Domande e risposte di Padre Charles E. Coughlin)