"Ogni mattina un buon giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno" (Benedetto Croce)

Avanti e dopo che?

Nell'abc dellle abbreviazioni, in particolare a.C. e d.C., la scuola repubblicana universale è lieta di annunciare la nascita della sua ultima, B.P. La piccola B.P. inizia a rimpiazzare il vecchio e obsoleto a.C. Nell'ultima versione di un opuscolo di compiti per casa della prima elementare, nel capitolo che tratta gli inizi dell'umanità, non si menziona infatti più G.-C., ormai fuori moda, ma compare B.P., che sta per before present ("avanti il presente").


Già, a.C. e d.C. (o A.D., Anno Domini, l'anno di Nostro Signore) sono abbreviazioni che si riferiscono a un evento particolare che ha cambiato il corso dell'umanità: la nascita di Cristo. Entrambe utilizzate in tutto il mondo come punto di partenza per identificare un punto in alto e, presso di noi, la repubblica, sinonimo del punto finale, da quando la rivoluzione laica ha decapitato il suo luogotenente, l'alfa e l'omega non sono più in odore di santità. Sarebbero quindi una grave minaccia ai principi immacolati della laicità, del vivere insieme e del multiculturalismo, questa trinità repubblicana dalla quale si apprende la riuscita concreta a discrezione di fatti vari e altre incivilità che alimentano questo sentimento di insicurezza così favorevole al facile amalgama? Ma passiamo oltre a queste elucubrazioni nauseabonde...

B.P. al posto di G.-C.

Le lingue empie sosterranno che la nostra educazione multinazionale lo vedrebbe come un attentato al dolce vivere insieme scolastico. Niente paura, è soltanto una questione di veridicità storica, l'educazione diversificata ansiosa di migliorare il livello di istruzione al fine di ottenere un tasso del 100% di maturi nelle generazioni future. Ancora niente paura, perché la rieducazione nazionale è, con tutta evidenza, ugualmente puntigliosa sulle questioni della laicità anche per quanto riguarda, senza possibilità, i menu halal, o ancora veridicità storica quando certe materie non vengono più insegnate, o addirittura "adattate al contesto sociale" per non urtare le anime sensibili di alcune popolazioni che ci arricchiscono con la loro dolce diversità.

Questo lento e sicuro occultamento di qualsiasi riferimento relativo al cristianesimo fa parte di un'evidente politica di decristianizzazione dell'inconscio collettivo portata avanti da lunga data, per esempio (e ne tralascio anche di migliori) dai nostri servizi di propaganda catodica nel presentare i santi cattolici all'interno delle celebri effemeridi mentre, nello stesso tempo, ci inondano con le notti del Ramadan. La scuola repubblicana si sta trasformando in una macchina di inculturazione che conduce una campagna costante per oscurare la nostra storia, diffamare i nostri eroi, cancellare i nostri valori e indottrinare i nostri figli. "Ogni anno, sempre meno parole e il campo della coscienza sempre più limitato", ha detto George Orwell nel suo profetico e quanto attuale 1984.

Certo è lontano il calendario repubblicano adottato il giorno successivo alla proclamazione dell'abolizione della monarchia e alla nascita della repubblica, quando fu dichiarato il primo giorno della "era dei Francesi". Il rischio è che a questo ritmo, in un futuro non lontano, entro qualche generazione, un vuoto di civiltà dovrà necessariamente essere colmato, in una repubblica diversificata si rischia di non parlare altro che del calendario dell'Egira.

(Pierre Mylestin, Datation des événements historiques: avant Jésus-Christ ou avant le présent?, Boulevard Voltaire. Nostra traduzione)