Giornali, radiogiornali, telegiornali strombazzano di Riforma del Fisco. Sono decenni che ci provano, in Italia, e volete che ci riesca proprio questo governicchio che a malapena sta in piedi, diviso com'è tra intuizioni a cinque stelle e trovate democratiche? Staremo a vedere. Certo, bisogna proprio credere ai miracoli. Ci sia consentito, dunque, un elenco di perplessità.
Innanzitutto perché la Riforma del Fisco - a quanto si legge, si ascolta e viene anticipato - sembra soltanto una Riforma del Fiasco: contenitore senza contenuto, qualche boutade e titolone di immediata efficacia mediatica nell'assenza totale di una seria progettualità, mentre soltanto pochi hanno il coraggio di sottolineare gli effetti collaterali, le controindicazioni della presunta farmacopea contiana. Come nel caso del tetto al contante fissato a duemila euro. Una scemenza assoluta che non otterrà (perché non può ottenerli, in quanto misura pompata ma inefficace) gli effetti (anti-evasione) che spera.
Poi, per un'altra ragione: che semplificazione ci si può aspettare da burocrati che non sono stati capaci neppure di accreditare aiuti immediati di fronte all'emergenza, ai danni economici provocati dal Coronavirus? E che per il Bonus Vacanze si sono inventati una procedura che più farraginosa, ardua, complicata, fallimentare, difficile, inestricabile non si può?
Erogato in forma esclusivamente digitale, per il Bonus bisogna avere un'identità digitale SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o CIE 3.0 (Carta d'Identita Elettonica), poi bisogna fornire l’Isee, scaricare l'app IO, può essere utilizzato da un solo componente del nucleo familiare, deve essere speso in un’unica soluzione, presso un'unica struttura turistica ricettiva in Italia (albergo, campeggio, villaggio turistico, agriturismo e bed & breakfast), è fruibile nella misura dell’80% sotto forma di sconto immediato, per il pagamento dei servizi prestati dall'albergatore il restante 20% potrà essere scaricato come detrazione di imposta, in sede di dichiarazione dei redditi, da parte del componente del nucleo familiare a cui viene intestato il documento di spesa del soggiorno (fattura, documento commerciale, scontrino/ricevuta fiscale), lo sconto applicato come "Bonus vacanze" sarà rimborsato all'albergatore sotto forma di credito d'imposta utilizzabile, senza limiti di importo in compensazione, o cedibile anche a istituti di credito...
Bla, bla, bla...
Se questa è semplificazione, è chiaro che da questo governo non è possibile attendersi alcun tipo di semplificazione. Né che si possa finalmente, finalmente superare una concezione autoritaria dello Stato, con un fisco inquisitorio che diventa non diciamo amico ma almeno giusto, non invadente, sereno.
Che nessuno paghi volentieri le tasse, soprattutto quando raggiungono altezze vertiginose, non è del resto scoperta di oggi o di ieri. Leggiamo per esempio nelle Note di Hamza Roberto Piccardo al Sacro Corano (sura IX,74) che «secondo l’esegesi classica, il versetto si riferisce alla recrudescenza dell'ipocrisia successiva all'istituzione della zakât (l'imposta coranica, la decima); gli arabi non avevano mai vissuto in un loro Stato organizzato e non erano mai stati assoggettati ad imposte. La mentalità araba si ribellava al solo concetto dell'esazione fiscale al punto che tutti i termini che in qualche modo la designavano, sottintendevano concetti come estorsione (jibâya), colpo di spada (darîba), espulsione forzata (kharâj). La zakât, che presupponeva un'obbligatorietà del tutto antitetica alla fierezza esasperata delle tribù e all'avarizia degli individui venne considerata come "il peggior castigo sulla terra"».
Vi risparmiamo in questa sede altri excursus storici su quanto benevolmente fossero accolte le tasse nello Stato Pontificio, per dirne uno, o sotto l'Austria le gabelle. E con che gentili, dolci paroline.
Storia vecchia, dunque. Non basta un Conte a cambiarla (il Conte concreto, pragmatico, efficace, come ama definirsi, perché si risente se qualcuno scrive che invece la sua è la politica del rinvio e del "domani è un altro giorno").
Non basta un Conte, ci vorrebbe forse un Principe. Ma non si vede in giro né quello né un Machiavelli qualsiasi a dargli consiglio.
La riforma del fiasco |
Poi, per un'altra ragione: che semplificazione ci si può aspettare da burocrati che non sono stati capaci neppure di accreditare aiuti immediati di fronte all'emergenza, ai danni economici provocati dal Coronavirus? E che per il Bonus Vacanze si sono inventati una procedura che più farraginosa, ardua, complicata, fallimentare, difficile, inestricabile non si può?
Erogato in forma esclusivamente digitale, per il Bonus bisogna avere un'identità digitale SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o CIE 3.0 (Carta d'Identita Elettonica), poi bisogna fornire l’Isee, scaricare l'app IO, può essere utilizzato da un solo componente del nucleo familiare, deve essere speso in un’unica soluzione, presso un'unica struttura turistica ricettiva in Italia (albergo, campeggio, villaggio turistico, agriturismo e bed & breakfast), è fruibile nella misura dell’80% sotto forma di sconto immediato, per il pagamento dei servizi prestati dall'albergatore il restante 20% potrà essere scaricato come detrazione di imposta, in sede di dichiarazione dei redditi, da parte del componente del nucleo familiare a cui viene intestato il documento di spesa del soggiorno (fattura, documento commerciale, scontrino/ricevuta fiscale), lo sconto applicato come "Bonus vacanze" sarà rimborsato all'albergatore sotto forma di credito d'imposta utilizzabile, senza limiti di importo in compensazione, o cedibile anche a istituti di credito...
Bla, bla, bla...
Se questa è semplificazione, è chiaro che da questo governo non è possibile attendersi alcun tipo di semplificazione. Né che si possa finalmente, finalmente superare una concezione autoritaria dello Stato, con un fisco inquisitorio che diventa non diciamo amico ma almeno giusto, non invadente, sereno.
Che nessuno paghi volentieri le tasse, soprattutto quando raggiungono altezze vertiginose, non è del resto scoperta di oggi o di ieri. Leggiamo per esempio nelle Note di Hamza Roberto Piccardo al Sacro Corano (sura IX,74) che «secondo l’esegesi classica, il versetto si riferisce alla recrudescenza dell'ipocrisia successiva all'istituzione della zakât (l'imposta coranica, la decima); gli arabi non avevano mai vissuto in un loro Stato organizzato e non erano mai stati assoggettati ad imposte. La mentalità araba si ribellava al solo concetto dell'esazione fiscale al punto che tutti i termini che in qualche modo la designavano, sottintendevano concetti come estorsione (jibâya), colpo di spada (darîba), espulsione forzata (kharâj). La zakât, che presupponeva un'obbligatorietà del tutto antitetica alla fierezza esasperata delle tribù e all'avarizia degli individui venne considerata come "il peggior castigo sulla terra"».
Vi risparmiamo in questa sede altri excursus storici su quanto benevolmente fossero accolte le tasse nello Stato Pontificio, per dirne uno, o sotto l'Austria le gabelle. E con che gentili, dolci paroline.
Storia vecchia, dunque. Non basta un Conte a cambiarla (il Conte concreto, pragmatico, efficace, come ama definirsi, perché si risente se qualcuno scrive che invece la sua è la politica del rinvio e del "domani è un altro giorno").
Non basta un Conte, ci vorrebbe forse un Principe. Ma non si vede in giro né quello né un Machiavelli qualsiasi a dargli consiglio.