"Ogni mattina un buon giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno" (Benedetto Croce)

La destra che vorrebbero

Ogni tanto riciccia una parola in disuso: Destra. Qualcuno di voi mi chiede di intervenire sull'ennesimo, ciclico dibattito sulla destra buona che qualcuno ha lanciato, allo scopo di separare, rimpicciolire, rendere la destra un giocattolino portatile, nell'anticamera loro. Non lo sto seguendo, non mi interessa. Per questo ne scrivo solo qui, nel blog. Ma da quel che voi mi segnalate e citate, non è cambiato poi molto rispetto agli ultimi vent'anni. Dunque la destra buona per essere buona non deve essere destra né avere il riconoscimento degli utenti di destra ma il passaporto è rilasciato della sinistra e della cupola mafiosa che governa la cultura e l’editoria.


Per essere buoni di destra bisogna avere uno dei seguenti requisiti: essere morti. Essere perdenti, minoritari, subalterni. Essere di destra ma disprezzarla e magari preferire la sinistra e comunque allinearsi al politically correct. Essere di destra ma innocui, farfalleggianti, evanescenti, con la destra ridotta a tic, sfizio, civetteria, ben lontani da idee, principi, coerenze e temi politici, civili e culturali davvero fondanti. Una destra meno Tradizione, meno Patria, meno popolo, meno famiglia. Sbarazzina o archeologica, comunque innocua e magari compiacente. Infine giovano all'accettazione le pierre, le leccatine, gl’incensi.

Altrimenti sei cancellato, negato nell'esistenza o vilipeso, mai letto se non di nascosto, scansati i libri, ridotto a una frase, a una battuta e crocifisso. Per queste ragioni non mi interessa parlarne, non mi interessa rivendicare alcunché, non mi interessa un beneamato tubo del dibattito E di prenderne parte, non mi interessano i dibattenti. Giocate voi con la destra. Noi non abbiamo tempo né voglia, né mente né cuore e tantomeno uno scopo per questi giochini. Ci basta narrare la miseria del presente e la grandezza dei cieli.