"Ogni mattina un buon giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno" (Benedetto Croce)

Il trattamento Orwell

Domanda: le reti sociali penalizzano i conservatori? Risposta: sì. E c'è poco da ridere. Non è che gli algoritmi siano di sinistra, o che quel cattivone di Trump le spari sempre grosse. Dietro a meccanismi che pensiamo liberi e automatici, opera in realtà una cricca di selvaggetti progressisti, licenziati da università sinistrorse, che in pratica decidono cosa va in primo piano e cosa dobbiamo leggere.


Lo ha rivelato Gizmodo quattro anni fa: i dipendenti di Facebook sopprimono sistematicamente le notizie interessanti per un pubblico conservatore dalla molto influente, potentissima sezione delle notizie "trending".

I news curators di Facebook, così li chiamano, hanno anche dichiarato di essere stati incaricati di "iniettare" artificialmente determinate storie tra le notizie di tendenza, anche se non erano abbastanza popolari da giustificare l'inclusione, o in alcuni casi non erano affatto di tendenza. I curatori, tutti collaboratori, hanno anche affermato di essere stati indottrinati a non includere affatto certe notizie tra quelle  di tendenza.

"In altre parole, la sezione notizie di Facebook funziona come una sala stampa tradizionale, riflettendo i pregiudizi dei suoi lavoratori e gli imperativi istituzionali dell'azienda. Imporre valori editoriali umani alle liste di argomenti che un algoritmo sputa non è affatto una brutta cosa, ma è in netto contrasto con le affermazioni della società che il modulo di tendenza elenca semplicemente 'argomenti che sono diventati recentemente popolari su Facebook'".

La squadra che lavora a queste informazioni, del resto, è "un piccolo gruppo di giovani giornalisti, principalmente istruiti presso la Ivy League o università private della Costa orientale". Scrivono titoli e riassunti di ogni argomento e includono collegamenti a siti di notizie. Le notizie riflettono l'umore e i pensieri del redattore che in quel momento si trova di turno dietro allo schermo. E poi, guarda caso, se alcune storie compaiono su siti conservatori come Breitbart, Washington Examiner e Newsmax vengono regolarmente escluse, a meno che non compaiano su siti tradizionali come il New York Times, la Bbc, la Cnn.

Già un anno fa si notava come Donald Trump denunciasse "la censura ai danni dei conservatori americani sui social media", dicendosi sorpreso di vedere Twitter vietata al conservatore James Woods e Facebook al giornalista Paul Watson. "In effetti, ciò che sostiene il presidente non è lontano dalla verità: se sono numerosi gli account oscurati su Facebook e Twitter appartenenti a politici e opinionisti di orientamento conservatore, non si può certo dire lo stesso dei progressisti immuni alla censura e che forse avrebbero meritato il medesimo trattamento. Account che incitavano alla violenza contro il Presidente degli Stati Uniti - per esempio - e che l'hanno passata liscia. Mistero".

Ne è prova il fatto che a maggio 2019 Twitter "ha sospeso una serie di profili pro-Trump, incluso l'account 'Magaphobia', che è stato creato dal commentatore conservatore Jack Posobiec per 'tenere traccia della violenza contro i sostenitori di Trump'. La piattaforma ha sospeso inoltre il profilo @AOCPress creato da alcuni conservatori per prendere in giro - in maniera satirica e innocua - la deputata Alexandria Ocasio-Cortez: la pagina si presentava legittimamente come 'satira' ma è stata ugualmente chiusa. L'uomo che gestiva il profilo satirico è il conservatore ebreo Mike Morrison, a cui è stato 'sospeso' anche il profilo personale".

Riferiva Politico nel novembre 2018 che "Jesse Kelly, conduttrice conservatrice di una radio di Houston e candidata politica, è stata sospesa. In solidarietà, il professore di giurisprudenza e giornalista di Usa Today Glenn 'Instapundit' Reynolds, un pioniere dei blog, ha disattivato il suo account (quasi 100mila follower) in segno di protesta. 'Twitter è impazzito bannando le persone di destra, quindi ho disattivato il mio account Twitter', ha scritto Reynolds nel suo blog Instapundit. 'Perché dovrei fornire contenuti gratuiti a persone che non mi piacciono, che mi odiano?' sottolinea. 'Attualmente sto lavorando a un libro sui social media, e continuo a ribadire che Twitter è di gran lunga il più socialmente distruttivo delle varie piattaforme. Così ho deciso di sospendermi, poiché loro stanno sospendendo gli altri'".

"La censura ideologica ha fatto un altro passo avanti verso l'abisso" commentava alcuni mesi fa Marcello Veneziani. "Non bastavano la manipolazione e la falsificazione mediatica in grande stile di tg e giornali, l'omertà e il silenzio su fatti del passato e del presente, le leggi liberticide approvate o in via d'approvazione nel parlamento, l'identificazione tra opinioni e reati, la via giudiziaria al conformismo. Ora, ci si mette anche Facebook e il meraviglioso mondo dei social. Lo chef Rubio, l'ex terrorista Etro, il giornalista Rai Sanfilippo fomentano l'odio contro Salvini e Meloni ma Facebook e Istagram fanno una retata e chiudono solo le pagine d'estrema destra ritenendo solo quelle e in generale fomentatrici d'odio. Sentivo parlare di censure, dopo il piccolo episodio capitato nella mia pagina e dopo la censura ideologica alle pagine e ai profili di Casa Pound e Fronte Nazionale, e non relativamente a uno specifico episodio ma in generale, il discorso prende una piega preoccupante".

Ancora: "La censura si nasconde dietro l'impermeabile degli algoritmi, ma colpisce opinioni, idee, dissenso. È una piega bruttissima, potremmo chiamarla la boldrinizzazione dell'informazione, la confusione di social con soviet, la dittatura del politically correct. È davvero pericoloso che la censura si accanisca indistintamente su chi offende, insulta, falsifica la realtà e chi esprime idee e opinioni difformi dal conformismo imperante. È un precedente pericoloso, anzi un ennesimo segnale di quella riduzione di libertà che prende spunto dalle fake news e da piccoli gruppi radicali o nostalgici per fare carne da porco di tutto ciò che risulta sgradito e difforme al Potere. Non abituiamoci, e tantomeno rassegniamoci, a questo andazzo, alzando le spalle e dicendo: fatti tuoi. A uno a uno, come sempre succede nei sistemi di Polizia Culturale (vera traduzione del politically correct), si procederà per mutilazioni, intimidazioni, eliminazioni successive. Fino a che si proverà, orwellianamente, a espiantare ogni seme di dissenso e di pensiero critico. Sui social sta cominciando il trattamento Orwell, magari ottenuto dal potere anche tramite minacce fiscali: attenti, cari social, allineatevi al catechismo dell'establishment, altrimenti poi veniamo a vedere se pagate le tasse o variamo leggi restrittive della vostra sfera".

Ecco, "se nessun presidente, nessun leader esprimerà sconcerto e solidarietà per questo attacco alla libertà, potrà essere considerato secondo i gradi di coinvolgimento complice, mandante o ispiratore di quest'aria fetente di censura che si respira in giro e che alimenta, anzi caldeggia, reazioni estreme delle menti più deboli per poter così allargare la criminalizzazione a tutti i pensieri difformi. E non distinguere tra fake news e idee difformi, tra opinioni e insulti, grida scomposte e simboli 'proibiti' con argomentazioni e polemiche civili. Vietato pensare; chi pensa avvelena anche te, digli di smettere".