"Ogni mattina un buon giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno" (Benedetto Croce)

"Niente Orgasmus, siamo inglesi"

Si fa un gran parlare se la benedetta Brexit produrrà, tra i suoi frutti, anche la fine del famigerato progetto Erasmus in Gran Bretagna. Notizia che allarma e scandalizza chi non sa, chi finge di non sapere, chi dimentica di che stiamo parlando realmente. Ripassino per immemori e ignavi grazie a Paolo Becchi:

Il “Progetto Erasmus” è stato adottato dalla Comunità Economica europea verso la fine degli anni Ottanta, quando già si stava preparando “Maastricht” e l’Unione europea. Capitali e persone dovevano muoversi rapidamente, e perché non coinvolgere anzitutto giovani studenti universitari? L'”Europa del domani” doveva essere costruita sulla distruzione degli Stati nazionali e le loro culture, e il progetto Erasmus avrebbe contribuito a creare europei, al posto di italiani, francesi, spagnoli, tedeschi ecc. Come? Studiando Vico e Hegel o Goethe e Leopardi? No, semplicemente “scopando”? Insomma, l’Europa si sarebbe creata attraverso gli incontri erotici frutto di incontri Erasmus. Più che Erasmus, Orgasmus. “Scopate” in effetti ce ne sono state parecchie e anche più di un milione di “erasmini” sono nati, ma con il passare degli anni il fallimento del progetto degli Stati Uniti d’Europa ha trasformato il progetto Erasmus in una sorta di “naja”, come l’ha definita Paolo Borgognone, nella sua voluminosa opera “Generazione Erasmus” pubblicata nel 2017.


“Naja” perché ormai di fatto obbligatoria, e che si risolve in una perdita di tempo, in una lunga vacanza di sei mesi, preferibilmente da svolgersi a Barcellona o in qualche altra città spagnola. Io sono responsabile per gli studenti genovesi che vogliono andare in Ungheria, ma quantunque Budapest abbia delle ottime università, in cui si possono seguire lezioni in diverse lingue, la meta è sconsigliata. Molto meglio la Spagna. Sbronze assicurate per tutti all’Apollo o al Poble Sec.

A mio figlio è toccata Amburgo. Voleva andare in Inghilterra per perfezionare l’inglese, ma poiché parla perfettamente il tedesco lo hanno mandato ad Amburgo.

Ecco la mia ultima conversazione telefonica dopo un «sofferto» mese di studio nella città anseatica.

Hallo Franz, wie geht es?

«Dai pà, smettila, lo sai che hai un accento genovese che con il tedesco non ha niente a che fare. È come mettere il pesto sopra i crauti. E poi non sei un “sovranista”? Ah ah ah, anche da qui ti leggo su “liberonline”, cosa credi».

Ma, non si può più scherzare. Sei ad Amburgo da un mese, volevo sapere le tue prime impressioni

«Ah scusa, grazie per i soldi sei un taccagno genovese, ma sempre meglio di niente».

Credevo, sai, che dopo avere pagato per te già tasse abbastanza salate in Italia ti dessero anche qualcosina per que-sto soggiorno di studio.

«Bah, al momento campo con le tue palanche e sono poche».

E va beh, non mugugnare sempre, non sono un bancomat e raccontami. Molti anni fa ho tenuto lì la mia prima conferenza nella facoltà cli giurisprudenza ed ero molto agitato, che nostalgia… come hai trovato l’università, le biblioteche e i professori? Di’ la verità ne vale la pena, eh? Anche la mensa non è male.

«E che ne so, mica in un mese ce l’hanno ancora fatta vedere l’università. Il semestre qui comincia nella seconda metà di ottobre».

Ma scusa non capisco. Tu sei già via da un mese e dove dormi, dove mangi, cosa fai?

«Per dormire non c’è problema mi hanno dato una stanza a 30 km di distanza dal centro. Il letto c’è e c’è anche un tavolo e una sedia rotta. A proposito mi dovresti pagare anche l’abbonamento del treno per andare in città. Per mangiare ci arrangiamo cuocendo due spaghetti nella cucina della casa dello studente, in città è troppo caro e per la mensa si aspetta l’inizio dei corsi…».

Va bene, ti manderò altri soldi, ma che cazzo fai tutto il giorno?.

«Tutto il giorno non faccio proprio un cazzo. Ah ah ah, certo Amburgo è una città meravigliosa, sembra Venezia con i suoi canali, affascinante il mercato del pesce, e tutta la zona del porto. Peccato che il Sankt Pauli sia in serie B, ma il quartiere avevi ragione tu merita…».

Ma scusa, mi stai prendendo per il culo. Lo so che le donnine che trovi li non le trovi in nessuna altra parte del mondo… Ma dimmi qualcosa dell’Università, io ho ormai solo un vago ricordo e poi scusa non ti sto mica pagando per andare nei casini. Parlami dell’Università, dopo tutto sei nel programma Erasmus…

«Appena ci vado ti saprò dire. Comunque mi diverto un sacco, certo fossi stato a Genova avrei fatto ancora un esame e chiuso in bellezza la sessione. Dai, pà non lo dico per farti incazzare».

Sei proprio un fancazzista, ma questa volta non è colpa tua.

«Ciao».

Auf Wiedersehen.