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Club Med: una bufala che compie miracoli

I devoti delle apparizioni di Medjugorje citano spesso le Scritture in loro difesa: «Dai loro frutti li riconoscerete».

Sono passati 38 anni da quando le presunte apparizioni sono cominciate. Decenni di disapprovazione dalla gerarchia locale non sono bastati a reprimere l’entusiasmo nei confronti dei cosiddetti veggenti. Oggi la questione Medjugorje sembra ridursi a una domanda. Cosa conta di più: la verità sulle apparizioni, o i frutti spirituali di un luogo che attira ogni anno circa 3 milioni di pellegrini?


La necessità di rispondere a questa domanda è diventata più urgente da quando Papa Francesco ha deciso lo scorso maggio di revocare il divieto di pellegrinaggi diocesani… anche se con l’avvertimento perplesso che questo non può essere considerato come «un’autenticazione dei noti avvenimenti».

I devoti di Medjugorje hanno motivo di credere che la situazione stia cambiando in loro favore. All’inizio di agosto 2019, 14 vescovi (tra i quali diversi dignitari vaticani) hanno preso parte ufficialmente alla trentesima edizione dell’annuale Mladifest, il festival internazionale giovanile del santuario. Vi hanno partecipato circa 60mila ragazzi.

C’è una ragione per la quale le visite ufficiali erano in precedenza vietate. La Conferenza episcopale jugoslava si era pronunciata contro le presunte apparizioni nel 1991. Aveva il pieno sostegno del locale vescovo diocesano, Pavao Žanić di Mostar-Duvno. Tradizionalmente, questo avrebbe chiuso la questione e le apparizioni di Medjugorje sarebbero state liquidate come una bufala. Nel 2010, tuttavia, Benedetto XVI ha nominato una commissione per lo studio delle apparizioni, ma il Vaticano deve ancora emettere un giudizio formale.

La revoca del divieto segna un cambio di atteggiamento anche dal 2013, quando il Vaticano avvertì i vescovi americani che «ai chierici e ai fedeli non è consentito partecipare a riunioni, conferenze o celebrazioni pubbliche durante le quali la credibilità di tali “apparizioni” verrebbe data per assodata». Il primo istinto di Roma potrebbe essere stato quello giusto.

Nell'agosto 1987, il vescovo Žanić scrisse: «Sono sicuro che la Madonna non appare. Nessun miracolo. I “Messaggi” non possono essere della nostra Vergine. Sono frutto di artificio, frode e disobbedienza alla Chiesa. È pure una questione di grandi somme di denaro e interessi personali».

La disobbedienza alla quale il Vescovo fa riferimento è probabilmente quella dei locali frati francescani, che sono stati coinvolti nel fenomeno di Medjugorje proprio dall’inizio. Il “caso erzegovino” è una disputa di lunga data nella diocesi di Mostar, dove si trova Medjugorje. Per ragioni storiche, i sacerdoti francescani hanno supervisionato la maggior parte delle parrocchie in quel territorio. Hanno risposto direttamente ai loro provinciali piuttosto che a un ordinario diocesano. Però man mano che la gerarchia regolare si è consolidata, ha cercato di riassegnare le parrocchie al clero secolare. Quello che ne è seguito è stata una guerra territoriale in piena regola.

Nel 1975, la Santa Sede ha decretato in merito alla divisione delle parrocchie e provveduto all’istituzione di una nuova parrocchia della cattedrale a Mostar, prendendo a tal fine il territorio di diverse parrocchie francescane. Numerosi francescani hanno sfidato il decreto e hanno fatto tutto il possibile per farlo deragliare.

Poi, nel 1981, sono state riportate le prime apparizioni a Medjugorje, con i francescani ribelli che fungevano da guide spirituali per i veggenti. Il vescovo Žanić racconta come, pochi giorni dopo la prima presunta apparizione, un superiore francescano di nome P. Nikola Radić gli disse: «Un frate di Široki Brijeg ha fatto il suo ingresso e ha detto che Nostra Signora è apparsa a Medjugorje e… lei ha detto che i frati hanno ragione!».

Il vescovo Žanić si è preso del tempo per esaminare le apparizioni, intervenendo perfino per proteggere i veggenti dall’antireligiosa polizia comunista. Tuttavia, è divenuto preoccupato delle incongruenze e delle falsità nei resoconti dei veggenti, e si è presto convinto che i messaggi della Madonna non potevano essere autentici. Per esempio c’era la presunta difesa, da parte di Nostra Signora, di P. Ivica Vego, OFM - che, con altri frati ribelli, aveva messo sotto sequestro un certo numero di cappelle nell’area appartenente alla nuova parrocchia della cattedrale.

«La Madonna ha detto che il vescovo Žanić è responsabile dell'intera confusione riguardante P. Ivica Vego», ha scritto la veggente Vicka nella sua Agenda il 19 dicembre 1981. Questo è stato il primo dei 13 casi nei quali la Madonna avrebbe dichiarato P. Vego innocente da trasgressioni. Non molto tempo dopo, lo scandaloso stile di vita di P. Vego è diventato pubblico e lui è stato dimesso dallo stato clericale - una storia che si sarebbe ripetuta anni dopo, purtroppo, con il direttore spirituale dei veggenti, P. Tomislav Vlašić.

E questo è soltanto l’inizio. “Gospa”, come i devoti di Medjugorje chiamano la Madonna, ha commesso alcuni evidenti errori teologici - inclusa la sua presunta affermazione che tutte le religioni sono uguali. Poi c’è lo strano comportamento sul versante dell’apparizione, come quando si lascia gestire fisicamente. I veggenti sembrano controllare dove appare, come quando la veggente Marija Pavlovic si è resa disponibile con l’americana Terry Colafrancesco, che le aveva chiesto di avere una visione della Madonna sotto un pino nel suo campo. (In effetti, la no-profit di Colafrancesco, Caritas di Birmingham, ha poi trasformato il campo in un luogo di pellegrinaggio di successo e in un centro promozionale, registrando un’entrata annua di 2,6 milioni di dollari nel 2017).

Nel 2008, l’esorcista vescovo Andrea Gemma ha dichiarato: «A Medjugorje tutto accade per motivi di denaro: pellegrinaggi, pernottamenti, vendite di oggettistica». È «una miscela di interessi personali e diabolici: i falsi veggenti e i loro aiutanti stanno intascando soldi, e il Diavolo crea discordia tra i fedeli e la Chiesa». In effetti, la strada dei veggenti a Medjugorje, secondo l’autore Joachim Bouflet, è cinicamente conosciuta dalla gente del posto come «la coda del milionario».

Una delle veggenti, Mirjana Dragičević, ha recentemente fatto notizia quando qualcuno ha versato illegalmente una colata cemento per pavimentare la spiaggia in una lussuosa villa sull’isola croata di Hvar. Total Croatia News ha riferito il 31 luglio 2019 che sono lei e suo marito i proprietari registrati al catasto. Interrogata in proposito, lei ha risposto: «Quale casa? Quale spiaggia? Quale cemento? Questa è la prima volta che ne sento parlare. Non è vero e non mi abbasserò a quel livello e a commentarlo».

Quando il divieto di pellegrinaggi è stato revocato nel maggio 2019, il Vaticano ha affermato che lo stava facendo anche a causa della «particolare attenzione pastorale che il Santo Padre intendeva dare a questa realtà, volta a favorire e promuovere i frutti del bene». Ma quali bisogni “pastorali” vengono incoraggiati se le visioni sono una bufala, come tutte le prove disponibili suggeriscono che siano?

Basta chiedere al vescovo Žanić. «L’argomento più comune dei difensori di Medjugorje è che i frutti… dimostrano che la Madonna sta apparendo là», ha scritto nella sua dichiarazione del 1990 La verità su Medjugorje. «Coloro che ne sanno un po’ di più… dicono: I frutti dei più tenaci difensori di Medjugorje dimostrano che essi stessi non credono alle apparizioni».

Ci sono 50 confessionali, migliaia di conversioni, 700 vocazioni, 3 milioni di pellegrini - tutte cose meravigliose. Ma hanno la priorità sulla verità?

«So che probabilmente ci saranno molte anime sinceramente pie che mi fraintenderanno e mi considereranno un nemico della Madonna. Sono stato molte volte a Lourdes e in altri santuari di apparizioni che la Chiesa ha riconosciuto» ha scritto tristemente il vescovo Žanić. «Quello che sto facendo è difendere la verità, difendere la Chiesa e prego Dio di poter rinunciare alla mia vita per questo».

Dalle loro priorità li riconoscerete - e quelle del vescovo Žanić sembrano impeccabili.

(Jane Stannus, Crisis Magazine)