"Ogni mattina un buon giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno" (Benedetto Croce)

L'aggressione al giornalismo serio

La notte di San Silvestro, nella veneziana piazza San Marco, tra il caos e i bagordi del Capodanno, l'ex deputato di Articolo Uno Arturo Scotto è stato aggredito. Episodio vile, barbaro, schifoso: ingiustificabile sempre, senza se e senza ma. Ha però scatenato quel tipico giornalismo indignato a gettone - un tanto al kilo, in offerta speciale, in saldo e così comune a quei tesserati devoti che partecipano a tutti i corsi di rieducazione informativa e indottrinamento giornalistico dell'Ordine - che, oltre a scatenare parecchi dubbi e un lungo elenco di perplessità, merita qualche riflessione.



Dunque: la mattina del giorno 1 gennaio 2020 una denuncia è stata presentata ai Carabinieri. Così riporta l'agenzia Ansa, spiegando che «a raccontare la vicenda, sulla propria pagina Facebook, è stata la moglie del politico, Elsa Bertholet: "Un gruppo dietro di me - scrive - canta 'Anna Frank sei finita nel forno', mi giro: 'Ragazzi basta!', si mettono a urlare: 'Duce, duce' con mano alzata, si gira mio marito che prima non le aveva sentito cantare ... e boum si prende botte in faccia da vari lati, poi si mette di mezzo un ragazzo per aiutarci e lo picchiano pure lui, visibilmente abituati al fatto, poi fuggono come dei vigliacchi che sono"».

Il problema dell'Ansa è che attribuisce subito, senza un minimo di esitazione o di senso critico, la responsabilità dell'aggressione ad "alcuni neofascisti". Ovvio, direte voi, chi volete che fossero! Sia pure, ma prima di pronunciarsi con tanta sicumera bisognerebbe avere (giornalisticamente) qualche certezza, uno straccio di prova. Non basta il racconto di una fonte. In questo caso, inoltre, bisognerebbe virgolettarla, non prendersi la paternità dell'affermazione. Se no a che servono le indagini, se i colpevoli sono già belli e pronti, preconfezionati?

Immediata, ci mancherebbe altro, la solidarietà di tutto il panorama politico: tra i tanti, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro; il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese; perfino il Patriarca della cittadina lagunare, Francesco Moraglia. Ed è un torrente, anzi un fiume di dichiarazioni, di prese di distanza, di aggettivazioni pompose, di volti schifati (non sarà magari un po' di nausea per gli eccessi di fine anno?). Di interviste: il testimone, l'amico del testimone, quello che non ha visto ma è come se avesse visto, il sociologo, il vicino di casa del sociologo, il tizio che si trovava a passare per caso, l'altro che non c'era ma avrebbe voluto esserci...

È tutto un dare contro allo "squadrismo organizzato", a queste squadracce che mettono a ferro e fuoco le nostre città e se la prendono con la gente perbene e solidale, alle camicie nere, ai manganelli, all'olio di ricino, al fascismo che si fa ogni giorno più presente. L'avete capito o no che stanno tornando gli Anni Venti? Né manca la moltiplicazione: dei pani e dei pesci? No, degli aggrediti. Prima uno, poi due, poi tre... e il quarto vien da sé.

Alcuni telegiornali locali si spingono a parlare di episodio "nazi-fascista" e "razzista". E qui veramente siamo alle parole buttate lì a casaccio, tanto per far numero, riempire righe, occupare il tempo. Nella calca sdegnata, nel furore moralistico, ci puoi infilare proprio tutto. Razzista, poi, questo mancava.

In un racconto dettagliato, zeppo di informazioni inedite e dettagli (cronaca vera e documentata, sicuramente, ma che sembra redatta nello stile di Isaac Asimov) il Manifesto scrive che Scotto «ha rimediato una frattura al naso e 20 giorni di prognosi» e che «nella confusione del pestaggio ha preso più pugni di quanti ne ricordasse». Siamo al suo fianco, dalla sua parte, senza se e senza ma. A guardare però l'intervista rilasciata dal "pestato" al Telegiornale regionale veneto della Rai il primo gennaio, ad aggressione dunque freschissima, qualche incertezza sopravvviene. Non si vede impronta di maltrattamenti fisici. La frattura al naso dov'è? Tutti quei pugni, dove hanno colpito? Non è dato osservare neppure un occhio nero, una leggera escoriazione, un arrossamento epidermico, una cicatrice.

Noi crediamo sinceramente ad Arturo Scotto e alle sue capacità mnemoniche, per carità. Però, detto onestamente, crediamo un po' meno, anzi proprio per niente, in certi cronisti.

Comunque siano andati i fatti (anche se magari non esattamente come ce li hanno raccontati in questi giorni) auspichiamo che i colpevoli, chiunque siano, vengano trovati rapidamente e paghino in base alle loro colpe. Quelle vere, però, non quelle presunte.